“Sul nostro territorio non è pensabile destinare altre strutture ai richiedenti asilo”. La vicesindaco di Como con delega alle Politiche Sociali, Alessandra Locatelli, rompe il silenzio degli ultimi giorni sul tema dei senza fissa dimora e dei migranti in transito rimasti senza accoglienza dopo la chiusura del Servizio Emergenza Freddo e affida la sua risposta ad una messaggio inviato al Settimanale della Diocesi di Como che, nei giorni scorsi, aveva ripetutamente sollecitato una presa di posizione da parte dell’Amministrazione cittadina. Questo perché dalla giornata di martedì 3 aprile, con la chiusura del dormitorio di via Sirtori, tra le venti e le trenta persone si sono ritrovate senza un tetto, costrette a trovare un riparo provvisorio sotto il portico dell’ex chiesa di San Francesco o nei pressi dell’oratorio di San Rocco, andando così ad allargare il numero di quanti nella città di Como vivono in ripari di fortuna. Ma fino a quando?
Una situazione di fragilità ripetutamente sollecitata in queste ore dai volontari dell’associazione Como Accoglie che sarà destinata a peggiorare con la chiusura dei tendoni in via Sirtori a partire dalla fine di aprile, quando altre cinquanta persone si ritroveranno senza accoglienza.
Nella sua risposta al Settimanale l’assessore Locatelli, pur riconoscendo la complessità della situazione e ringraziando i volontari per quanto fatto in questi mesi, è tornata a ribadire un “no” secco da parte dell’Amministrazione a qualsiasi intervento per tamponare la situazione.
E’ stata invece avanza la possibilità che il comune “destini alcuni appartamenti attualmente non assegnabili perché da ristrutturare, mettendoli a disposizione delle associazioni del territorio, che potrebbero adeguarli ideando percorsi mirati all’autonomia delle persone senza dimora”.
Un’iniziativa sicuramente importante, ma che potrà portare a risultati solo nel medio e lungo periodo.
Di seguito vi riportiamo la versione integrale della risposta rilasciata al Settimanale dalla vicesindaco Alessandra Locatelli:
E’ giunto al termine anche quest’anno il progetto di Emergenza Freddo che ha visto scendere in campo numerose associazioni e tantissimi volontari per la gestione dell’accoglienza delle persone senza dimora nel periodo invernale.E’ doveroso ringraziare tutte le Associazioni e gli Enti che fanno parte della Rete della Grave Marginalità, e tutti i singoli cittadini che hanno contribuito con il loro tempo e le loro energie a supporto di questo importante progetto di vicinanza alle persone più fragili, in un periodo dell’anno particolarmente freddo e pericoloso, se vissuto per strada. Come assessore alle Politiche Sociali ho ritenuto di dover migliorare e incrementare per il prossimo anno il contributo dato in passato per l’emergenza freddo, e desidero continuare la preziosa collaborazione intrapresa sul tavolo di coordinamento. Prossimamente il territorio verrà coinvolto nel progetto “Strade verso casa”, che metterà in pratica molte azioni mirate al contrasto della grave marginalità.”A fine mese terminerà anche l’accoglienza presso i tendoni predisposti dalla Caritas al Centro Cardinal Ferrari di via Sirtori, gestita in collaborazione con l’associazione Como Accoglie.Il problema che investe i senza dimora è complesso e ovviamente non si limita al solo periodo invernale. La città di Como, che è una città di confine e pertanto luogo di transito per molti soggetti intenzionati a raggiungere anche altri paesi, diventa un centro ad alta presenza di persone migranti accolte nei percorsi governativi e di altre che invece ne sono uscite. A questo proposito, ricordiamo che sul nostro territorio non è pensabile destinare altre strutture ai richiedenti asilo.Le politiche sociali della città di Como devono oggi andare incontro alle esigenze dei cittadini più fragili, per i quali non sono previsti bandi nazionali o risorse provenienti dall’Unione Europea a sostegno di percorsi formativi o di inserimento lavorativo, non sono previsti bandi per il tempo libero relativi allo sport e alla cultura, che invece per i richiedenti asilo ci sono e, inoltre, si fa sempre più fatica a rispondere all’emergenza abitativa e anche occupazionale.Per i cittadini senza dimora, l’intenzione è di estrapolare alcuni appartamenti attualmente non assegnabili perché da ristrutturare, mettendoli a disposizione delle associazioni del territorio, che potrebbero adeguarli ideando percorsi mirati all’autonomia delle persone senza dimora.