Che fine ha fatto Intrecci di Popoli?” Se lo sono chiesti in molti negli ultimi mesi, soprattutto all’interno di quelle associazioni, comunità e gruppi che, negli ultimi cinque anni, hanno dato vita e colore al Festival cittadino dedicato alle culture, ai gemellaggi e alla cooperazione internazionale. Promosso dal Comune di Como insieme al Centro Servizi per il Volontariato (Csv), alla Diocesi di Como e a decine di altre realtà del territorio il Festival raccoglieva l’eredità di due precedenti iniziative: la manifestazione “Assaggi di Mondo”, promossa dal Comune di Como, e la “Festa dei popoli”, celebrata dalla Diocesi con la messa in Duomo animata dalle comunità migranti del territorio.
Nel giugno del 2013 la decisione di unire le forze per proporre alla città un’unica manifestazione che, grazie ad un ricco calendario di eventi, potesse essere espressione di tutte le realtà – laiche, cattoliche e di altre confessioni religiose – presenti a Como. E’ nata così la prima edizione di “Intrecci di Popoli” che è andata crescendo, anno dopo anno, aprendosi alla partecipazione di decine di realtà.
L’ultima edizione nel maggio 2017 si era conclusa con una buona partecipazione, la più alta mai registrata in termini di soggetti coinvolti, ma anche con la convinzione di dover rivedere il format a partire dai tempi. Poi più nulla. Complice il cambio di amministrazione a Palazzo Cernezzi “Intrecci di Popoli” sembrava finito nel dimenticatoio. A confermarlo la mancata convocazione delle riunioni e delle assemblee pubbliche che, tradizionalmente dall’autunno, iniziavano a scandire il percorso verso il Festival. Poi la virata. Complici alcuni contatti tra il Comune e la Diocesi il dossier “Intrecci di Popoli” è arrivato sul tavolo dell’assessore con delega alle relazioni internazionali Simona Rossotti che ha dimostrato interesse per l’iniziativa pur volendo dare un segno di discontinuità con la manifestazione precedente, a partire dal nome e da un taglio che sembra strizzare l’occhio anche al turismo.
Assessore, cosa ci può dire di questa nuova iniziativa?
«In questi ultimi mesi ci sono stati un po’ di contatti con gli organizzatori di “Intrecci di Popoli” e, alla metà di aprile, abbiamo avuto una prima riunione a cui sono state invitate tutte le realtà che hanno partecipato alle iniziative degli anni scorsi con l’aggiunta di altre con cui ero personalmente in contatto come gli “Amici di Como”. Con tutti loro abbiamo ragionato sulla possibilità di creare un contenitore delle iniziative e degli eventi che già si fanno sul territorio: il filo conduttore vuole essere il racconto di quello che sono, della propria arte, della propria cultura. Inserire queste iniziative in un unico “Cammino” che possa estendersi a tutto l’anno crediamo possa essere un approccio vincente».
Sembra ormai certo che il nome “Intrecci di Popoli” non verrà confermato. Cosa resta di quell’esperienza?
«Restano le persone ed è la cosa più importante oltre ovviamente alle esperienze. Per quanto riguarda il format crediamo che, come sempre capita con il passare degli anni, abbia bisogno di essere aggiornato, rivisitato. La cosa più importante restano i contenuti e dalla partecipazione delle associazioni a queste prime riunioni credo vi siano le premesse per qualcosa di buono».
Leggi l’intervista completa sul numero in uscita de Il Settimanale