“Il dato più evidente da registrare è l’incremento dei numeri. Negli ultimi due anni ci siamo attestati su una media di 130-140 persone a sera, di cui 10-15 donne. Lo scorso anno erano 110-120, prima eravamo sotto i 100. Questa crescita ha certamente condizionato il servizio, imponendo una compressione dei tempi di permanenza, anche in virtù degli spazi piuttosto stretti”.
A raccontare a Il Settimanale la realtà della mensa dei poveri di via Tommaso Grossi è Marco Martinelli, presidente di “Incroci”, l’associzione che gestisce la mensa aperta in alcuni locali messi a disposizione dall’Opera don Guanella.
«La mensa di via Grossi – racconta Martinelli – nasce sul finire degli anni ’90 dall’incontro tra un gruppo di volontari, che girava per la città distribuendo una minestra calda ai senza dimora, e la sensibilità di suor Maria e madre Elena, religiose guanelliane. Da quell’incontro matura una collaborazione che, tra il 1999 e il 2000, porta all’apertura di questo spazio serale. Siamo da poco diventati maggiorenni…».
Come detto da alcuni anni i numeri sono andati progressivamente crescendo – così come quelli dei volontari (circa 150 quelli all’attivo) – spingendo l’associazione a modificare le modalità di accesso al servizio:
«Abbiamo sempre scelto di lasciare accesso libero, permettendo a chiunque di arrivare qui. Inizialmente chi arrivava entrava. Questo però generava qualche problema di sicurezza. È stato quindi introdotto un sistema di ingressi regolato da dei numeri, anch’esso diventato di difficile gestione con il progressivo crescere degli ospiti. Oggi il sistema è regolamentato d’intesa con Porta Aperta. In poche parole: tessere di validità bimestrale, con priorità di accesso alle persone disabili, alle donne sole, e poi, via via, dal più anziano al più giovane. Una volta entrate tutte le persone con la tessera l’accesso è libero a chiunque si presenti».
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