Non è stata la prima volta che si è girato un film sul lago di Como, e si può star certi che non sarà neanche l’ultima, ma è fuori dubbio che le riprese di “Murder Mystery”, realizzate tra luglio e agosto in città e sul tratto di litorale compreso tra Cernobbio e Laglio, hanno significato qualcosa che sarebbe riduttivo classificare in termini di “esperienza”, dovendosi parlare in tal caso di evento vero e proprio. Tale infatti lo si può e deve definire, e non solo per il fatto che per tre settimane Como si è trasformata in un set cinematografico in piena regola, con la chiusura di strade e parcheggi, il dirottamento dello scorrimento degli autobus urbani ed extraurbani su tratte alternative, e altri piccoli “disguidi” e “disservizi” che risultano del tutto inevitabili in frangenti del genere, e che la cittadinanza ha infatti accolto nel complesso con atteggiamento di rassegnata e talvolta compiaciuta benevolenza. Anche in considerazione del fatto, che è molto più di un dettaglio, che le ricadute positive sul territorio sono già state ampiamente sperimentate, in attesa di quelle che non mancheranno di farsi sentire in futuro: cinquantamila euro sono stati già versati nelle casse del Comune dal produttore americano, il colosso della distribuzione Netflix, per l’occupazione del suolo pubblico di questi giorni, ma i vantaggi in termini di business e di pubblicità per la provincia di Como saranno ben più cospicui e con scadenza abbastanza ravvicinata, dal momento che “Murder Mystery” viaggerà su una piattaforma che conta già 57 milioni di abbonati negli USA e altri 68 nel resto del mondo, e la cosa non finirà probabilmente qui, se è vero che i produttori si sono nel frattempo “innamorati non solo di Como, ma ancor più della sua gente”, come ha assicurato Allen Covert nel corso della conferenza stampa di lunedì 13 agosto nella sala giunta di Palazzo Cernezzi, con cui Netflix ha voluto ringraziare pubblicamente la città e l’Amministrazione comunale per la disponibilità accordata e la collaborazione ricevuta da entrambe.
“È bello per noi lasciare la città più contenti di quando siamo arrivati – ha detto Covert – e al rientro in patria non potremo che parlar bene di Como e dei suoi abitanti, perché la partecipazione dei comaschi è stata veramente preziosa, come pure la loro discrezione: nessuno dei Vip (la bionda protagonista Jennifer Aniston e il comico Adam Sandler, ndr) è stato “tampinato” o infastidito durante le riprese, come ci auguravamo, e questo non è l’ultimo dei motivi per i quali molti di noi si sono già ripromessi di tornare qui in vacanza. Non conoscevamo Como e il suo lago, ma ora che abbiamo colmato la lacuna sapremo regolarci di conseguenza”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’altro produttore Kevin Grady, per il quale “tutti gli elementi di cui avevano bisogno per la realizzazione del film, che uscirà nella primavera del 2019, sono stati localizzati e valorizzati sul lago di Como grazie soprattutto alla viva collaborazione popolare, che è stata prodiga di consigli, suggerimenti e indicazioni su quali luoghi utilizzare (Villa Erba per esempio è stata perfetta per girare scene adatte a un thriller che richiede ambientazioni un po’ “misteriose” come il nostro), e ha contribuito attivamente attraverso la partecipazione al film di persone del posto”.
Se queste sono le conclusioni alle quali sono giunti gli ospiti americani, dalla parte lariana si è registrato un bilancio non meno carico di gratificanti risvolti in quanto, come ha sottolineato il sindaco Mario Landriscina presente all’incontro con Netflix insieme agli assessori alla cultura Simona Rossotti e alle risorse umane Elena Negretti, “è stata un’esperienza bellissima che ci ha inoltre permesso di scoprire un mondo che non conoscevamo e che ora possiamo apprezzare come indubbiamente merita. Si è trattato di un evento importante per Como, che ha comportato tanto lavoro e investimenti ragguardevoli per la città e il territorio, e di questo non possiamo ovviamente che rallegrarci, senza dimenticare il doveroso ringraziamento a tutti i settori, dalla polizia locale a tutti gli altri enti e istituzioni che hanno collaborato all’iniziativa, che hanno saputo rispondere alla “sfida” per alcuni aspetti “anomala” posta alla nostra città in maniera addirittura eccellente. Non nascondiamo che ci sono state anche disfunzioni e qualche piccola inefficienza durante la lavorazione, soprattutto con le riprese svolte sul lago tra Laglio e Carate Urio, ma in linea generale tutto questo non avrebbe potuto che rientrare nella logica delle cose, e ogni disagio è stato superato proprio grazie allo stile collaborativo che questa produzione ha saputo evidenziare nel suo relazionarsi con i luoghi e le istituzioni. Anche noi siamo più contenti di quanto lo eravamo all’inizio del progetto, e il fatto di aver portato brillantemente a termine un lavoro per noi sconosciuto o quasi costituisce un’ulteriore conferma delle potenzialità di Como, che in futuro cercheremo di sviluppare e approfondire come è giusto che sia”.