Da un paio di settimane è uscito in libreria, per i tipi della “Infinito Edizioni”, L’Afrique c’est chic, diario di viaggio di un medico impegnato da anni in missioni umanitarie in Africa. Il medico è Michelangelo Bartolo, romano, 54 anni, responsabile del reparto di telemedicina dell’Ospedale San Giovanni di Roma. Il dottor Bartolo giovedì 8 novembre sarà a a Como su invito dell’associazione “Amici per il Centrafrica – Onlus”. A partire dalle ore 17.30, presso la libreria Paoline di viale Cesare Battisti, l’autore presenterà il suo libro, dialogherà, racconterà le sue esperienze di «medico euro-africano», come ama definirsi, e sarà disponibile al dibattito e al confronto a partire dalla sua testimonianza maturata sul campo. Il pomeriggio sarà anche occasione per conoscere le attività di “Amici per il Centrafrica”. Il dottor Bartolo è anche fondatore e segretario generale della “Global Health Telemedicine”, una Onlus che ha realizzato servizi di telemedicina in 31 centri sanitari di 13 Paesi africani, a cui collaborano oltre 150 medici italiani.

Il libro è scritto in prima persona da un protagonista ironico, a volte un po’ impacciato ma appassionato nel compiere il proprio lavoro. Malawi, Mozambico, Togo, Tanzania, Centrafrica e altri Paesi sono narrati in presa diretta anche attraverso le contraddizioni di alcune capitali africane che si muovono verso una veloce “occidentalizzazione” e spaccati di vita locale, come la storia di Isaac, bambino di strada in Togo, o l’incontro con Salimu, ragazzino in cura in un ambulatorio tanzaniano. Le missioni del dottor Bartolo, organizzate per tenere corsi di formazione a personale sanitario locale o per aprire nuovi centri di telemedicina, dipingono un nuovo modo di fare cooperazione che si sta sempre più diffondendo negli ultimi anni. È il raccontare come lo slogan “aiutiamoli a casa loro” viene realizzato in modo quasi naturale da molte realtà di cooperazione internazionale. Ne deriva un libro leggero, divertente, mai superficiale, che aiuta il lettore a guardare all’Africa e alla globalizzazione con occhi diversi: una chance, non qualcosa da cui difendersi.

«In quest’opera c’è tutto Michelangelo e c’è tutta l’Africa – scrive nella prefazione il giornalista Roberto Gervaso -. La leggi come leggeresti un romanzo d’evasione e scopri un cosmo che non conosci, ma che lui ti fa conoscere. Conoscere e amare. Professore, continua così”. “Questo è in un certo senso è un libro irraccontabile – afferma invece lo scrittore Andrea Camilleri in una nota introduttiva – perché è una catena di piccoli e grandi racconti, che sono come gioielli incastonati l’uno nell’altro e che compongono un’opera appassionante”.