Nominato prefetto di Sondrio il 22 febbraio 2016, Giuseppe Mario Scalia ha saputo entrare nel cuore dei valtellinesi e dei valchiavennaschi, mettendosi in ascolto di ogni persona e realtà presente sul territorio. Capace di farsi presente con frequenza, anche attraverso molti scritti, nelle situazioni celebrative e gioiose, ma anche nei momenti drammatici e luttuosi, si è guadagnato un affetto sincero, che ora, con il pensionamento, si trasforma per molti in dispiacere per il distacco.

«Alcuni giorni fa – ci confida lo stesso prefetto Scalia –, ero per strada con mio figlio e tantissima gente mi ha salutato, qualcuno mi ha abbracciato e ha pianto». Secondo il Prefetto, nato ad Acireale (CT) il 27 marzo 1954, quanto è riuscito ad ottenere è frutto della sua capacità di ascolto. «Per rispettare la dignità dei cittadini dovevo essere prima di tutto io ad essere degno di essere benvoluto – afferma –. Ho sempre cercato di insegnare che prima di ricevere bisogna dare. L’ho imparato a mia volta da Madre Teresa, che ho avuto la fortuna di incontrare per ben sette volte nella mia vita».

Ora, invece, si avvicina il tempo della pensione. Cosa farà? Ha annunciato che spenderà del tempo come Missionario della Carità…
«Avevo 31 anni quando ho avuto la grazia di incontrare Madre Teresa a Roma, a San Gregorio al Celio. Lì ho iniziato in modo saltuario a conoscere la realtà delle Missionarie della Carità e a dare un aiuto, che intendo tornare ad offrire. Ma desidero anche tornare ad insegnare. Poi mi recherò nella mia terra natia, dove mio padre mi ha lasciato due ruderi che voglio ristrutturare».

L’intervista completa sul numero del Settimanale in uscita