Domenica 26 e lunedì 27 maggio, alle ore 20.45, l’auditorium di via Lancini, a San Fermo della Battaglia, indosserà un giubbotto in pelle nera e si liscerà i capelli con gel e brillantina. I ragazzi del gruppo teatro dell’oratorio “San Filippo Neri” proporranno infatti, in versione teatrale, l’intramontabile Grease, straordinaria pellicola che lanciò John Travolta e Olivia Newton John, nell’Olimpo degli intramontabili del grande schermo.

Domenica e lunedì sarà il coronamento di un anno di lavoro per i ragazzi del gruppo oratorio, guidato da don Pietro Benzoni. L’ingresso sarà a offerta libera. Il ricavato servirà per coprire parte dei costi vivi dello spettacolo (sostenuti anche da un contributo dell’amministrazione comunale) e per un’iniziativa di beneficenza. 

Don Pietro, chi sono i protagonisti di questa iniziativa?

«Il gruppo adolescenti dell’oratorio di San Fermo, composto da una quarantina di ragazzi. A recitare sul palco saranno in 26, mentre gli altri lavoreranno dietro le quinte, con mansioni tecniche, allestimento scenografico etc. Quest’anno, per la prima volta, abbiamo deciso di proporre loro un laboratorio di teatro, dal mese di settembre. Lo guido con la collaborazione di un amico di Capiago, Luca Bairossi, appassionato di teatro, che lo pratica, a livello amatoriale, da tutta la vita. Sul tema abbiamo beneficiato anche di consulenze di spessore, come quella di Riccardo Sinisi, tra gli attori di “Grease Italia” con la Compagnia della Rancia, che ha incontrato i ragazzi 5 volte, per fare vivere loro una specie di master mlass di recitazione, canto e ballo».

Dicevi del gruppo adolescenti… di che età parliamo nello specifico?

«La stragrande maggioranza dei ragazzi ha un’età che va dalla prima alla quinta superiore. Ma c’è anche qualche universitario che dà una mano nella gestione del gruppo. Molti di questi ragazzi sono gli stessi che abbiamo accompagnato nel cammino di catechesi condotto nel corso di questi anni. Io sono vicario a San Fermo da sei anni, nel tempo ci siamo accorti che le normali proposte rivolte ai giovani, arrivati specialmente ad una certa età, non riuscivano più ad intercettare il loro interesse. Per cui abbiamo deciso di lanciarci in questo azzardo, che rappresenta, di fatto, per quest’anno, l’unica proposta concreta che abbiamo rivolto al gruppo adolescenti».

Dai numeri sembra che la cosa abbia funzionato…

«Certamente. Molti dei ragazzi sono rimasti, e altri si sono in qualche modo riavvicinati. Io penso si tratti di un’occasione bella, dal punto di vista educativo ma anche spirituale, perché avere un regista e numerosi collaboratori che mi danno una mano mi permette, paradossalmente, di fare più il prete qui, che non durante gli incontri di catechismo. Perché così ho più modo di stare con i ragazzi, di parlare con loro. Lo spettacolo in sé è quasi un pretesto, leggero nei suoi contenuti, di certo divertente, ma che non ha lo scopo di trasmettere un messaggio di particolare significato. L’importante è il lavoro che ci sta dietro… due sere a settimana, qualche volta tre, lo studio… Un impegno rispetto al quale abbiamo chiesto tanto, trattando questi ragazzi a volte anche con la giusta severità. Lo sforzarsi di essere puntuali, lo studio della parte, la preparazione di tutto ciò che occorre insegnano loro che le cose importanti si ottengono con fatica, sacrificio. E tempi lunghi… Aspetto che per gli adolescenti di oggi è difficile da comprendere. In un momento storico in cui tutto è immediato, qui hanno capito che invece ci vogliono mesi per arrivare ad un risultato».

Qual è la cosa più bella che ti è rimasta quest’anno?

«I sono un devoto di San Filippo Neri, a cui è dedicato il nostro oratorio. Con i ragazzi tante volte, negli anni, ne abbiamo riscoperto la figura. Dentro questa esperienza credo che tutti quanti abbiamo respirato la spiritualità filippina. S. Filippo Neri ebbe un’intuizione a suo tempo geniale: intercettare il mondo giovanile, proponendo cose belle e buone, per cercare di fare arrivare i giovani a ciò che è Bello e Buono, con la lettera maiuscola: Cristo. Io credo che questa opportunità sia stata colta. Che poi tutti vi siano arrivati con la stessa consapevolezza è impossibile dirlo, però qualcosa è stato seminato. Il Vangelo ci dice che, se si semina un buon seme, con i tempi di Dio prima o poi il frutto arriva. Vorrei chiudere ringraziando, tra le tante persone che si sono messe in gioco per questo spettacolo, anche Lorenzo Tedesco, direttore della cantoria della parrocchia di S. Fermo e Prestino, che si è speso a lungo, ogni settimana. Un impegno non da poco anche per lui».

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