La “Quarta Navata”. È suggestiva la definizione scelta per descrivere il nascituro Museo del Duomo di Como, che sta prendendo forma nei locali sotto il porticato e al primo piano di via Maestri Comacini. L’intuizione della “Quarta Navata” è del professor Alberto Rovi, conservatore del Museo. Lo stato dei lavori della struttura è stato presentato al pubblico lo scorso 27 maggio, a chiusura del ciclo di incontri “Memoria Cathedralis”

«L’idea della “Quarta Navata” – ci spiega il professor Rovi – nasce dalla volontà di creare una realtà che, sebbene estesa in uno spazio preciso, rappresenta da una parte la naturale prosecuzione del Duomo (visto che nel Museo troveranno collocazione beni e oggetti di difficile fruizione all’interno della chiesa) e al tempo stesso si apre all’esterno, come soggetto culturale con finalità educative e didattiche, per la città e per la diocesi intera». La posizione del Museo concilia l’intuizione della “Quarta Navata” e le finestre del primo piano, che affacciano direttamente sulla fiancata, aiutano a capire ancora meglio il concetto di “museo aperto”.

Il Museo si estenderà per almeno 500 metri quadri. Sono previste otto sale, di cui una didattica per incontri e momenti di approfondimento e spiegazione per i visitatori. Tutta la struttura sarà dotata di pannelli espositivi (a partire dalla cronologia della diocesi) e apparati multimediali, con totem informativi che forniranno indicazioni sia sul materiale esposto, sia suggerendo la visita agli altri musei del territorio (come la Pinacoteca Civica di Como, piuttosto che il Museo del Tesoro di Chiavenna o il Museo diocesano di Scaria, solo per fare degli esempi), per completare la conoscenza dei percorsi storici e artistici della città e della diocesi. Esposti ci saranno oggetti e materiali della Basilica Cattedrale, altri provenienti dalle pievi confinanti, da enti religiosi, ma anche da altre Chiese lombarde e non solo. Punti di forza del Museo? «Sicuramente l’Urna Volpi – risponde il conservatore Rovi – e con essa un ampio corredo di oggetti liturgici e reliquiari». Poi la “Quadreria Gallio” e una serie di dipinti del XV e XVI secolo, di cui alcuni di Ludovico De Donati, gli elementi lapidei della facciata del Duomo, le croci (lignee ed eburnee), la scultura del “compianto”. Un vero e proprio gioiello, insomma, con il sogno che la struttura possa essere gradualmente operativa a partire dal 2020.