«Suor Alessandra… ma si ricorda cinque anni fa, in questo stesso periodo, quanto fermento?». Si velano di commozione gli occhi di suor Alessandra Tribbiani, Superiora della comunità delle Suore Infermiere dell’Addolorata presso il Valduce di Como, mentre torna, con la memoria, al 20 settembre 2014: in Cattedrale la beatificazione della fondatrice madre Giovannina Franchi (1807-1872).

Il fatto che la Chiesa l’abbia riconosciuta nella sua santità come esempio per i credenti, cosa ha dato alla vostra Congregazione? «Ci ha dato tanto coraggio – risponde suor Alessandra – e il desiderio di non venir mai meno agli ideali della sua missione: con gran cuore, accanto ai fratelli malati, accompagnarli condividendone la passione».

Un messaggio attualissimo quello di madre Giovannina, «capace di fare tanto bene a tutti». Una testimone nelle periferie della Como di fine Ottocento e che prosegue oggi ancora in questa sua terra, nella vicina Svizzera, ma anche nella lontanissima Argentina. Una vera periferia materiale ed esistenziale, in quella Buenos Aires, «dall’altro capo del mondo», dove anche il cardinale Jorge Mario Bergoglio ha avuto modo di conoscere «il tanto bene a tutti» delle figlie di madre Franchi.

CHI ERA MADRE GIOVANNINA FRANCHI?

Nata in una famiglia numerosa della buona borghesia comasca di inizio Ottocento, dopo una giovinezza trascorsa nell’educandato delle suore della Visitazione e la prospettiva di un matrimonio (mai celebrato a causa dell’improvvisa morte del promesso sposo), affrontò un profondo percorso di discernimento e, a 46 anni, aprì una “Pia Casa” nel cuore del centro storico della città, a due passi dal Duomo, per accogliere, curare e dare sostentamento ai poveri, agli ammalati, agli ultimi.

Gli urbanisti di metà Ottocento definirono il rione della Cortesella, a ridosso del porto, un “budello fradicio e malsano”. Qui operò madre Giovannina, fra le miserie fisiche e spirituali di un’umanità molto variegata. «Non ebbe paura di uscire e di prendere l’odore del gregge – ribadiva la madre generale della Congregazione, suor Emanuela Bianchini, alla vigilia della beatificazione –: donò agli ultimi e agli abbietti non solo le sue sostanze, ma anche se stessa, visto che morì durante un’epidemia di vaiolo nero, che contrasse proprio per star vicina ai suoi malati».

La causa di beatificazione venne introdotta vent’anni fa, il 27 settembre 1994, dall’allora vescovo di Como, Alessandro Maggiolini. A dicembre 2012 Benedetto XVI riconobbe le virtù eroiche della Franchi, mentre un anno dopo, con papa Francesco, è giunta l’autorizzazione a promulgare il decreto di beatificazione. Era stata riconosciuta come “miracolosa” la guarigione “scientificamente inspiegabile”, e senza conseguenze, di una neonata.

Il fatto accadde nel 1981, presso l’Ospedale Valduce di Como, dove, da oltre 150 anni, operano le Suore infermiere.