Usura, corruzione e rischio di infiltrazioni mafiose. Tre fra i tanti pericoli del dopo emergenza sanitaria che si presenteranno su tutto il territorio nazionale e su cui da settimane lanciano l’allarme analisti, sociologi e uomini in prima linea nella lotta al sistema mafioso.

Pericolo che riguarda anche la provincia di Sondrio, sebbene fortunatamente sia ancora a bassa densità di infiltrazioni mafiose. Da alcuni anni, anche in Valtellina, è però nato un presidio di Libera, intitolato a Piero Carpita e Luigi Recalcati. Due semplici cittadini, uccisi nel 1990 a Bresso, vittime innocenti di un regolamento di conti.

Don Diego Fognini è il referente del presidio, che ha sede a Morbegno, e nei giorni scorsi ha rivolto un monito alle istituzioni provinciali e alle aziende private, spesso a conduzione familiare che compongono la stragrande maggioranza del tessuto industriale valtellinese e valchiavennasco.

“Tenere la guardia alta” è la prima affermazione del sacerdote morbegnese, che rileva come la pioggia di denaro che lo Stato ha promesso di elargire per aiutare le imprese a risollevare le proprie sorti, sarà oggetto dell’interesse delle organizzazioni mafiose.

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