Dallo scorso giugno l’accoglienza notturna di Rebbio, gestita dalla Fondazione Caritas e dalla parrocchia di San Martino, si è trasferita in locali completamente nuovi e più confortevoli.

«Siamo motivati dallo spirito di condivisione e di fratellanza. Rendere attivo ogni giorno questo servizio ci permette di essere testimoni di carità e missionari anche qui a Rebbio, come lo siamo in Africa».

Con queste parole, padre Giorgio Aldegheri, superiore della comunità comboniana di Rebbio in via Salvadonica, che dal 2017 ospita l’accoglienza notturna per senza dimora della città, spiega questo importante progetto nella nuova pagina Caritas, pubblicata su “il Settimanale della Diocesi di Como” del 10 settembre 2020.

Ricordiamo che l’accoglienza notturna “Daniele Comboni” apre i battenti a luglio del 2017 e da allora ha ospitato complessivamente ben 98 persone (uomini maggiorenni italiani e stranieri con permesso o carta di soggiorno in corso di validità).

Il servizio – che vuole offrire maggiore stabilità alloggiativa a persone con entrate economiche proprie e con qualità spendibili in percorsi di inserimento o di reinserimento formativo/lavorativo – dal mese di giugno di quest’anno si è trasferito al piano superiore dell’edificio dei Padri Comboniani, in locali completamente nuovi e più confortevoli.

«E’ difficile fare un ritratto di chi siano i nostri ospiti. Dall’apertura ad oggi sono stati accolti a Rebbio 98 persone, ognuno con la propria storia, diversa, come i nomi che portano», ci racconta Samuele Brambilla, dal 2018 referente della struttura.

«Oggi si tratta per lo più di migranti, mentre in passato la presenza di italiani era più significativa. Ad accomunarli – continua Brambilla – è la mancanza di un tetto, ma anche la voglia di costruire percorsi verso l’autonomia attraverso lo studio e il lavoro».

Ad accompagnarli un’équipe formata, oltre che da Samuele, da due operatrici che seguono i percorsi individuali, un custode e una ventina di volontari presenti quasi ogni sera al momento dell’accoglienza o nel sostituire il custode il sabato notte.

«Il trasferimento al piano superiore dell’edificio in cui ci troviamo non ha comportato un aumento considerevole dei posti (passati da 19 a 20), ma rappresenta un salto di qualità importante nel servizio offerto: siamo passati da tre camerate con bagni esterni in comune, a sei stanze, di cui una riservata al custode, ciascuna con i propri servizi», racconta Samuele.
«Si tratta di un passo in avanti non solo dal punto di vista igienico, in questi tempi di Covid ancora più importante, ma anche per garantire maggiore intimità sia per quanto riguarda l’igiene personale sia per la possibilità di prendersi cura dei propri spazi in un’ottica di costruzione della propria autonomia».

Resta la preoccupazione per il momento storico attuale e le conseguenze del Covid sul tessuto economico del territorio. «Purtroppo – conclude Brambilla – molti dei nostri ospiti sono impiegati proprio in quei settori, come turismo e ristorazione, che sono stati maggiormente colpiti dalla pandemia. E oggi per loro trovare lavoro (e quindi una propria strada) è ancora più difficile».

Potete leggere l’approfondimento nella pagina, a cura della Caritas diocesana di Como, pubblicata su Il Settimanale in uscita.