Le morti e la malattia, la paura e le privazioni hanno devastato le nostre anime, ferendole gravemente. Si notano, sui volti e nei cuori di molti, cicatrici profonde: sentimenti di vuoto interiore, stanchezza e diffidenza verso il prossimo, aggressività e violenza nelle relazioni. Emerge un mondo fragile, precario, incerto. Una società carica di disuguaglianze sociali, in profonda crisi economica e occupazionale, sociale e spirituale. L’esperienza pandemica sta lasciando sul campo tanti “cocci” da ricomporre.
Oltre ai morti e ai posti di lavoro persi, le famiglie sono logorate psicologicamente ed economicamente. Molti ragazzi evidenziano danni di identità, emotività, personalità e apprendimento. Negli adolescenti, ansia e smarrimento legati all’impossibilità di relazioni sociali collettive. Tutto ciò ha impigrito alcuni e alimentato l’aggressività in altri, portandoli all’abuso di droghe e alcol, all’autolesionismo e ai disturbi alimentari, alla violenza di gruppo e alle risse gratuite. Alcuni hanno, con caparbietà e coraggio, occupato scuole per poter studiare. C’è anche però chi intende vivere ancora esperienze comunitarie politiche, culturali, sociali ed ecclesiali.
Gli anziani, isolati dalle loro famiglie, soffrono la solitudine. Molti sono rimasti delusi e indignati perché «gruppi di pressione con più forza contrattuale» (Draghi) hanno scalzato il criterio di priorità, di anzianità decrescente nelle vaccinazioni. Aumenta a vista d’occhio la perdita di fiducia nelle Istituzioni e la distanza siderale tra “i giochetti astratti e astrusi” dei politici e la vita reale delle persone.
Con realismo e molto dispiacere, assisto al “boccheggiare” della Chiesa italiana di fronte alla diaspora e all’indifferenza dei giovani e adulti rispetto alla domanda su Dio e alle scelte ecclesiali che una risposta di fede ad essa comporta. Tutto quanto accade mi porta a riflettere e a dire con forza che la vita è preziosissima. Eppure, anche noi, come Pietro, i discepoli di Emmaus e le pie donne che vanno al sepolcro, rischiamo di vivere sulla soglia della disperazione. Molti pensano che la tomba sia la vera e unica dimora dell’umanità. Non è così. Ascoltiamo la voce dell’Angelo: «Non è qui: è risorto! Vi precede perché porta con sé la vita!».
Gesù risorto è principio di salvezza eterna per ognuno di noi. La Sua Pasqua è inalazione di grazia, di energia spirituale che dà un’ampiezza infinita alle pulsazioni vitali di ogni uomo. La Pasqua è la vita di Dio che entra in noi per l’eternità. Siamo immortali… Augurarci buona Pasqua significa permettere alla vita di Dio di fecondare il nostro cuore così da trasformare i nostri giorni in opere di carità, giustizia e perdono. È questo il tempo per guarire le ferite ancora sanguinanti, per reinventare un futuro più umano, colorato di speranza … incoraggiati dalla generosità e dall’impegno profuso dagli operatori sanitari e volontari tutti.
Coraggio Valtellina, alzati, risorgi! Chiedo per tutti a Dio la vera sapienza per poter di nuovo gioire del dono della vita e non aver paura ad immaginare e costruire un futuro più bello, più sano, più responsabile, più reale! Sogno un futuro, non lontano, di mobilitazione per liberare i vaccini dai brevetti e poterli donare a tutti. Beata Vergine di Tirano, te lo chiedo a nome di tutti: riporta la vita di Dio nel nostro cuore, ancora dubbioso e affranto dalla sofferenza.
Auguri sinceri di una serena e santa Pasqua… di risurrezione.

Don Gianpiero Franzi,
rettore del santuario di Tirano