Le luci dei riflettori si sono spente, ma l’emergenza dei migranti bloccati in Bosnia Erzegovina, al confine con la Croazia, non è finita. È per questo che la Caritas diocesana di Como, insieme a Caritas Ambrosiana, alle Caritas locali e Ipsia (Ong delle Acli) continua con costanza i suoi interventi a favore dei migranti in transito attraverso i Balcani.
L’ultima iniziativa in ordine di tempo è stato il potenziamento dei servizi di approvvigionamento idrico del campo per migranti in transito di Lipa dove è stato realizzato un impianto con cinque cisterne, docce e rubinetti, che permette una capacità aggiuntiva di 7 mila litri di acqua.
«Il campo di Lipa, a 20 km da Bihac, capoluogo del Cantone di Una-Sana, continua ad essere al limite della propria capacità ospitando tra le 800 e le 900 persone», racconta Silvia Maraone, operatrice di Ipsia e coordinatrice degli interventi della rete Caritas nell’area.
«Le condizioni igienico sanitarie – continua l’operatrice – sono estremamente difficili e con l’arrivo dell’estate inizia davvero a far caldo: il campo sorge in uno zona senza alberi e nelle tende, durante il giorno, la temperatura diventa insopportabile». L’operatrice racconta di un flusso di persone che non accenna a fermarsi: secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni sono attualmente 6800 i migranti registrati in Bosnia Erzegovina. La maggior parte di loro sono ospitati nei centri ufficiali, circa 4000 persone, mentre i restanti hanno trovato riparo in alloggi di fortuna da cui partono per tentare di passare il confine.
«Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un elevato ricambio delle persone che incontriamo – continua Maraone -. I migranti che arrivano al Lipa vi restano normalmente solo pochi giorni prima di tentare di attraversare il confine o vi tornano per riposarsi tra un tentativo e l’altro. Non è strano incontrare persone che hanno provato a varcare le montagne decine di volte per essere sempre rispediti indietro, spesso portando sulla pelle le tracce delle violenze da parte della polizia o le ferite derivate dai difficili sentieri percorsi».
Gli ospiti di Lipa vivono in tende militari, allestite dall’esercito bosniaco dopo l’incendio che ha devastato le strutture del campo nel mese di dicembre 2020: trenta tende ciascuna dotata di trenta brandine. «Aumentare la capacità idrica del campo – continua Silvia – significa anche prevenire la possibile diffusione di infezioni e malattie a beneficio di tutti. Come Ipsia continuiamo inoltre le nostre attività psicosociali all’interno del campo. Un modo per restituire alle persone un pizzico di umanità».
La Caritas diocesana di Como ha contribuito al progetto igienico-sanitario con un contributo di 20 mila euro che va ad aggiungersi ai fondi versati nei mesi scorsi. È possibile continuare a sostenere le attività della rete Caritas lungo la Balkan route con i seguenti estremi.
Caritas Diocesana di Como
c/c bancario presso Credito Valtellinese
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Causale: Emergenza Bosnia.