Ai piedi della collina le piante di granoturco crescono verdi e rigogliose nonostante il caldo e la siccità di queste settimane. Guardando più in su, verso la sommità, i tunnel delle serre brillano alla luce del sole mentre tutto intorno crescono verdure di ogni tipo: angurie, meloni, melanzane, peperoni…

Ci troviamo a Senna Comasco in località Motta, tre ettari di terreno di proprietà dell’Istituto per il Sostentamento del Clero, dove, da marzo 2021, la parrocchia di San Martino di Rebbio ha avviato il progetto di un orto solidale e di comunità chiamato “AgriSenna”.

COLTIVARE VERDURE E RELAZIONI

«Il nostro obiettivo è unire agricoltura a socialità», racconta Luciano Casati, volontario della parrocchia e referente del progetto, accompagnandoci lungo la strada sterrata che conduce alla cima della collina. «Quello che stiamo provando a fare – continua Casati – è coltivare allo stesso tempo verdure e rapporti umani sperimentando un approccio diverso nel rapporto con la terra e la nostra natura».
Ecco allora che accanto alla produzione di frutta e verdura è stato sviluppato uno spazio, utilizzato principalmente nel periodo primaverile ed estivo, in cui poter vivere cene comunitarie e momenti di convivialità. L’ultima in ordine di tempo è stata una cena organizzata per festeggiare la fine del Grest insieme agli animatori della parrocchia.

UN PROGETTO DELLA PARROCCHIA DI REBBIO

«Per un quartiere come Rebbio – continua il responsabile – poter contare su un luogo come questo rappresenta davvero un’occasione per respirare una boccata di ossigeno e sperimentare la tranquillità. C’è chi la mattina viene fin qui in bicicletta per respirare un po’ di aria buona e prendere un po’ di verdura. Ma il momento che preferisco è la sera quando si alza un po’ di aria e stare qui è un vero paradiso». “AgriSenna” non è e non vuole però essere uno spazio solo della parrocchia, ma aperto a chiunque voglia abitarlo.

UN CAMMINO CHE CONTINUA
Per la verità il progetto “AgriSenna” non nasce da zero, ma raccoglie l’eredità della cooperativa “Si può fare” e del suo progetto “Terra” che per prima ha preso in gestione il terreno della collina Motta adoperandosi per avviare la produzione agricola e predisporre le strutture per la coltivazione in serra.

«Come parrocchia avevamo sostenuto la nascita della Cooperativa e quando abbiamo saputo della decisione di lasciare il terreno abbiamo subito pensato che poteva essere interessante subentrare alla gestione», spiega il parroco don Giusto Della Valle. «Dopo un primo anno di rodaggio – continua il sacerdote – siamo nel pieno del secondo raccolto e vediamo che, piano piano, il progetto inizia a camminare con le proprie gambe, ma siamo ancora agli inizi».

Ad occuparsi della gestione vera e propria è Rebbio Solidale ODV, un’organizzazione di volontariato nata in seno alla parrocchia per farsi carico dei tanti progetti di solidarietà che ruotano attorno alla comunità: non solo l’orto solidale, ma l’accoglienza abitativa, il sostegno alimentare e il vestiario, l’accompagnamento nei confronti degli stranieri, la scuola d’italiano.

LA SFIDA DELLA SOSTENIBILITÀ
In cima alla collina intento al lavoro incontriamo Prince, giovane migrante africano accolto a Rebbio. Lui e Luciano si confrontano sul da farsi. «Prince – racconta il responsabile – è una delle persone che danno una mano nella gestione del campo. Insieme ad altri giovani accolti in parrocchia ha svolto un tirocinio alla scuola di agraria di Minoprio e ora sta mettendo in pratica quanto imparato. La speranza è che per lui, come per altri, l’agricoltura possa diventare un giorno un lavoro».

Ma come si garantisce la sostenibilità di tutto questo?

«Nulla – continua il responsabile – sarebbe possibile senza il lavoro dei volontari. È grazie a loro che tutto questo può andare avanti. I costi del resto sono molti: per le sementi, l’acqua, la corrente, i macchinari necessari per preparare la terra e lavorarla. Le uniche entrate sono quelle rappresentate dalle offerte che arrivano da quanti usufruiscono dei nostri prodotti. Le persone, infatti, possono venire direttamente nel campo per l’auto-raccolta e portare via quello che desiderano. A loro viene chiesta solo una piccola offerta. Oppure c’è il banchetto che viene organizzato in oratorio a Rebbio in concomitanza con le messe festive».

Del resto, conclude don Giusto, «la vera sfida sarà garantire una sostenibilità economica a tutto questo e il cammino per arrivarci è ancora lungo. Le idee comunque non mancano. Chiunque volesse darci una mano è invitato a venirci a trovare».