«Il rosso porpora, di cui sono stato rivestito con la mia creazione a cardinale, mi ricorda che l’esigenza d’amore e di fedeltà a Cristo Gesù comporta anche per me la possibilità di donarmi fino all’effusione del sangue, quello che don Roberto ha copiosamente versato in questo luogo e che oggi ricordiamo».

È iniziato nel punto in cui don Malgesini, il 15 settembre 2020, fu ucciso da un senza dimora che aveva sempre «fraternamente accudito», il percorso con cui la Diocesi di Como ha accolto, ieri pomeriggio, il proprio Vescovo, Oscar Cantoni, creato cardinale da papa Francesco nel Concistoro di sabato scorso. Un abbraccio corale e caloroso nel giorno in cui la Chiesa comense era in festa, il 31 agosto, per il proprio patrono: Sant’Abbondio. In piazza San Rocco il primo incontro con tante persone e, soprattutto, con i seminaristi, che il cardinale Cantoni ha voluto al proprio fianco per ricordare loro che la vocazione sacerdotale richiede il dono gratuito di sé stessi, «lontani – ha detto – da una mentalità carrieristica, dal desiderio di primeggiare, nella consapevolezza che il martirio è una dimensione che caratterizza tutta la storia della Chiesa, quindi anche la nostra epoca».

Una figura, quella di don Malgesini, che parla ai tanti giovani che, guardando al suo esempio, si impegnano a servizio dei più fragili. Un testimone di Vangelo amato da papa Francesco: «il Santo Padre è molto colpito da don Roberto e me ne ha parlato anche ieri pomeriggio (martedì 30 agosto, a margine dei lavori del collegio cardinalizio sulla costituzione apostolica “Praedicate Evangelium” – ndr)», ha poi rivelato Cantoni nell’omelia in Cattedrale.

Prima del pontificale, il cardinale aveva incontrato decine di sindaci e autorità delle province di Como, Lecco e Varese (lo farà anche in provincia di Sondrio, a Tirano, il prossimo 11 settembre): ha esortato tutti a impegnarsi per il bene comune, nel rispetto delle tante persone che, nonostante un’oggettiva disaffezione, affidano agli amministratori la gestione della cosa pubblica. Ha consegnato a tutti un racconto della vita di San Francesco: «non comportatevi mai diversamente da quanto si spera».

Poi l’arrivo in una piazza del Duomo gremita, con centinaia di persone presenti fuori e dentro la Cattedrale.

Il sindaco di Como Alessandro Rapinese, il prefetto Andrea Polichetti e il presidente della Provincia di Como Fiorenzo Bongiasca hanno rivolto il loro saluto al nuovo porporato, sottolineando la gioia per questo riconoscimento e la disponibilità a collaborare con il cardinale.

A concelebrare la Messa, insieme a Cantoni, c’erano il cardinale Francesco Coccopalmerio, tutti i Vescovi della Lombardia con il metropolita milanese, l’arcivescovo Mario Delpini, il quale, nel suo saluto gustosamente ironico, ha raccomandato al cardinale Cantoni: «stai sempre dalla parte di chi perde, di chi è povero… Non risparmiarti e lavora, lavora per la Chiesa».

«La mia nomina a cardinale – ha più volte ripetuto il Vescovo di Como – non va interpretata in una logica carrieristica, ma come occasione per un rinnovato impegno di servizio alle persone concrete, alle loro storie e alla loro dignità». L’augurio è che il fermento «di questi giorni non si spenga, consapevoli che siamo entrati in un’epoca nuova, che chiede il coraggio di costruire un mondo più vicino ai piani di Dio e di una società giusta». Rivelando un altro particolare del breve colloquio con papa Francesco durante il Concistoro, il cardinale Cantoni ha raccontato che il pontefice gli ha detto: «Quello che lei dice lo fa, anche se è costoso».

Occorre inoltre che noi tutti diveniamo sempre più consapevoli e grati della grandezza dei doni che lo Spirito ha elargito alla nostra Chiesa di Como in questi anni recenti, soprattutto con la rivelazione di Dio Trinità misericordia, legata al santuario di Gallivaggio in Valchiavenna (miracolosamente salvato dalla frana) e che ora ha raggiunto il suo culmine nel santuario di Maccio di Villaguardia, luogo di consolazione per un rinnovato fervore e per un cammino di novità evangelica.

Qui la Santissima Trinità si è rivelata col nome di Misericordia, profeticamente preannunciando il magistero della Chiesa del nostro tempo: il nome di Dio Trinità è misericordia (cfr Francesco, Misericordiae vultus, 2). Rendiamo lode e grazie a Dio per questo straordinario dono che la Chiesa ha riconosciuto e che ora noi possiamo accogliere con gioia e di cui dobbiamo fare tesoro.

Proprio perché eredi di una Chiesa martire e visitati da Dio, che ci ha richiamati al centro del messaggio evangelico, facciamo ritorno a Lui, ravvivando il nostro impegno attraverso un personale “martirio d’amore“, compiuto mediante tanti piccoli gesti di offerta quotidiana. Ciò implica una assunzione di responsabilità concreta, cioè il prendersi cura con amore l’uno dell’altro, creando una nuova mentalità che superi l’individualismo e pensi piuttosto in termini di comunità, sottolineando la priorità della vita di tutti rispetto alla appropriazione dei beni da parte di alcuni (cfr EG 188).