Domenica 17 settembre don Angelo Innocenti, sacerdote classe 1989, ha iniziato ufficialmente il suo cammino di avvicinamento alla missione diocesana in Mozambico a cui è stato destinato, come missionario fidei donum, dal vescovo Oscar Cantoni. In Africa il sacerdote, originario di Bregnano e da 7 anni vicario nella comunità pastorale di Talamona, Campo e Tartano, andrà ad affiancarsi a don Filippo Macchi a cui è stata affidata la cura pastorale della parrocchia di Mirrote nella diocesi di Nacala.

La nomina ufficiale era arrivata in piena estate, il 9 luglio scorso, ma è solo con la partenza per Verona, dove don Angelo parteciperà al 77° Corso di preparazione per Africa e Madagascar, organizzato dal Centro Unitario Missionario (CUM), che possiamo considerare iniziato a tutti gli effetti il lungo cammino di avvicinamento alla missione.

In novembre don Angelo partirà per il Mozambico dove resterà un mese. Al rientro, dopo le festività natalizie, si sposterà in Portogallo per un corso di portoghese che durerà circa tre mesi. La partenza ufficiale per la missione non avverrà prima dell’estate 2024.

Don Angelo Innocenti (a sinistra), con don Alessandro Alberti e don Filippo Macchi durante il viaggio in missione nel 2022.

Don Angelo, come sei arrivato a questo “sì” dentro la tua vocazione sacerdotale?
«Devo essere sincero – confida don Angelo -: durante gli anni di seminario non ho manifestato particolare interesse per la missione. Tanto è vero che, poco prima di diventare sacerdote, quando viene chiesto informalmente ai candidati se vogliono dare una disponibilità per un possibile invio in missione, avevo detto di “no”. Ci sono stati poi dei passi, durante il mio cammino, che mi hanno fatto cambiare idea e allargare i miei orizzonti. Il primo punto di svolta è stato sicuramente durante una forte crisi avuta a metà del mio percorso di seminario. In quell’occasione decisi di sospendere il mio cammino per un anno e fui invitato a vivere l’esperienza degli esercizi ignaziani. Durante il mese ignaziano per la prima volta avvertii come un cambio di sguardo, il desiderio di una maggior apertura di orizzonti».

Mi hai parlato di esperienze missionarie in Brasile e Bangladesh…ci stono stati incontri che ti hanno aiutato a mettere a fuoco questo desiderio?
«Ricordo in particolare l’incontro con don Donato Giacomelli, già fidei donum in Camerun, quando fui mandato come seminarista a Mandello del Lario. È stato lui ad inviarmi a vivere un’esperienza in missione. Qui ho vissuto un secondo incontro importante: ero appena stato ordinato diacono e ho avuto la grazie di condividere un’esperienza in missione in Bangladesh a trovare padre Quirico Martinelli, missionario del Pime. Lì, pur tra le difficoltà, ho incontrato il volto di una Chiesa sorridente e aperta che mi ha molto colpito».

Da qui un desiderio che è continuato a crescere durante i sette anni passati nella comunità pastorale di Talamona, Tartano e Campo che ha ufficialmente salutato lo scorso 20 agosto.
«Credo molto nell’idea della missione fidei donum e in questa dinamica dell’andare per poi tornare. C’è una frase che mi piace ripetere spesso: “a volte bisogna uscire per entrare meglio”. Questo vale per le nostre comunità e ancor di più per un’esperienza come quella che sto per vivere».

Leggi l’intervista completa sul numero in uscita del Settimanale