Dal 27 agosto all’8 settembre una delegazione del Centro missionario diocesano composta da sette persone ha fatto visita alla missione diocesana nel nord del Mozambico nella diocesi di Nacala. Questo è il loro racconto.

Dice un proverbio del popolo macùa, abitanti del nord del Mozambico: “I peli degli animali non sono così tanti come i doni di Dio (che in macùa si dice Muluku)”.
Conoscevo queste parole già prima di partire per Mirrote avendo letto alcune pagine del libro sui valori religiosi macùa scritto da una religiosa vissuta in Mozambico tanti anni. Ora ne comprendo ancora di più la sapienza e la fede che le hanno originate.
Ma procediamo con ordine storico.

La proposta di una visita nel periodo estivo alla parrocchia di Mirrote, dove sono presenti come fidei donum don Filippo Macchi e don Angelo Innocenti era già stata rivolta a giovani e non solo, fin dal mese di dicembre. Don Angelo Mazzucchi, già fidei donum in Camerun e attualmente parroco in bassa Valtellina, ha ricevuto nei mesi successivi risposta positiva da un gruppetto di sei persone, decise a vivere questa esperienza di conoscenza e scambio culturale e nella fede cristiana.

Guidati da don Angelo, conoscitore dell’Africa, insieme al più giovane di tutti, Alessandro, 14 anni, che inizierà la scuola superiore, accompagnato dalla mamma Martina, che gestisce un locale e a Paolo, esperto viaggiatore, tutti e tre della Valchiavenna, con Emma, 19 anni, prossima agli studi universitari in fisica, dalle Valli varesine, e ad Elettra, anni 21, studiosa di architettura, che vive a Canzo, c’ero anch’io: Marina, consacrata dal 1991 nell’Ordo virginum diocesano, desiderosa di toccare con mano e cuore lo stile missionario, a distanza di 36 anni dalla mia visita a Bimenguè, in Camerun, primo “gemellaggio” tra Como e Africa.

Dal 27 agosto all’8 settembre c’è stato un susseguirsi di incontri con uomini e donne, religiosi e religiose, accomunati dal cammino verso una fede matura e operosa, personale e coi fratelli locali. Ho visto grande impegno anche nella promozione scolastica, formativa, sanitaria e nutrizionale, nonché inclusiva dei disagiati sul territorio della missione. Con padre Giorgio Giboli, comboniano, tre di noi hanno visitato due comunità in piena foresta, in occasione della festosa celebrazione di ben 18 battesimi e 7 matrimoni in contemporanea. A Nampula altri di noi hanno fatto conoscenza con centri di accoglienza per persone fragili ed emarginate.

padre Giboli (a destra) nella foto con don Angelo Mazzucchi

Tutto questo è risultato un graduale avvicinamento alla missione di Mirrote, dove abbiamo trascorso quasi un’intera settimana, ospiti delle accoglienti strutture parrocchiali, così da poter conoscere meglio gli stretti collaboratori dei nostri preti: il factotum Cipriano, il catechista traduttore Paolino, il cuoco Luis e persino il “sindaco” del villaggio, cioé la signora Teresa. Ma i veri primi protagonisti sono stati i bambini: senza un linguaggio comune, sciolto il primo imbarazzo, ci cercavano entusiasti per giocare. Anche i giovani tra una partita a calcio, la ritinteggiatura della preziosa cisterna d’acqua, che a Mirrote è buona e inesauribile, nel canto e nella danza si sono sentiti protagonisti. A tanti ragazzi, ed è auspicabile anche a un maggior numero di ragazze, sono rivolti gli sforzi dei LAR (focolare), cioè convitti residenziali in cui si studia senza dover tornare alle proprie case lontane, si diventa autonomi, si è aiutati per un futuro fatto di scelte più libere, e perché no, anche aperte al dono di sé per Gesù e per i fratelli.

Alcuni adulti svolgono il compito della formazione, del coordinamento sul territorio e del collegamento lungo l’anno pastorale con le altre comunità, a volte distanti ore di guida su strada sterrata.
Abbiamo gustato l’ospitalità concreta di diverse realtà gestite da comboniani e suore di varie congregazioni, riposando volentieri in quelle che chiamerei “oasi dello Spirito e della bellezza”.

Culmine dell’incontro è sempre stata la celebrazione della Santa Messa, festosa, coinvolgente, con al centro la Parola di Dio, solennemente accolta. Una sottolineatura particolare riguarda l’offertorio, da cui dovremmo tutti imparare, perché oltre al denaro e ai beni materiali (semi, banane, frutti della terra e del lavoro, colombi e l’immancabile gallina!) tutti esprimevano nel canto e nella danza l’offerta di sé e la preghiera vitale e comunitaria.

Preziosi sono stati i racconti dei testimoni del periodo della guerra civile e delle vittime uccise dai terroristi, in particolare di suor Maria De Coppi, di cui in quei giorni ricorreva l’anniversario della morte.
Ancora si può crescere, certamente, ma le forze umane, (per ora i due ministri ordinati) della nostra Diocesi sono un segno che “Muluku atthuna“ cioé “a Dio piacendo” ci auguriamo aumentino.

Portiamo di cuore i saluti e i ringraziamenti di don Angelo e di don Filippo, perché delle 14 valigie imbarcate sugli aerei, 7 contenevano prove concrete (cibo, magliette, cappellini, penne, asciugamani, ecc) della nostra vicinanza a fratelli e sorelle, che da oggi per me, non sono più tanto distanti.

MARINA LEONI

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