Pubblichiamo la testimonianza di una parrocchiana di Ponte Chiasso. La S. Messa di commemorazione è stato celebrata a Ponte Chiasso domenica 19 gennaio alle ore 10.30 dal vicario generale don Ivan Salvadori.

20 gennaio 2025: ricorre il 26° anniversario della morte del mio parroco don Renzo Beretta.
Per non dimenticare: venne ucciso da un immigrato che aveva accolto nella sua casa. Don Renzo era impegnato da anni ad aiutare emarginati, tossicodipendenti ed extracomunitari: per costoro era il Samaritano, un punto di riferimento e la sua Parrocchia un luogo di accoglienza.
Nel suo testamento spirituale scriveva: «Per Grazia sino ad oggi non sento di temere la morte: attraverso lei mi è dato di vedere Lui, il Signore, tanto desiderato…… Quello che ancora ho non mi è mai appartenuto. Ho ricevuto tutto, tutto appartiene a chi è nel bisogno».

Con queste parole l’allora vescovo di Como monsignor Maggiolini ha salutato don Renzo: «Sono spesso gli uomini di Chiesa a protendersi disarmati e generosamente operosi nelle prime linee delle iniziative di carità benché siano di continuo esposti a un rischio assai grave di subire violenze, soprattutto negli spazi della società lasciati vuoti dai pubblici poteri del paese».
Don Beretta non si rassegnava, non generalizzava mai parlando di extracomunitari: «Ve ne sono di onesti e laboriosi».

Oggi non li confonderebbe con l’unico che lo ha pugnalato. Don Renzo non poteva fingere di non vedere l’umanità allo sbando che quotidianamente passava per Ponte Chiasso e con il Vangelo in mano cercava di portare aiuto.
Ci ha dato un grande esempio, anche se la via che ci ha indicato è molto in salita: la fede pagata con la vita, l’amore gratuito e l’amore per i nemici, l’accettazione della morte nella speranza della risurrezione.

Annamaria, una parrocchiana