«Conosciamo perfettamente la situazione di Como e siamo consapevoli di come tutto il sistema sia stato messo sotto stress negli ultimi sei mesi. Sappiamo del clima di collaborazione e impegno da parte dell’Amministrazione comunale, insieme alla società civile e al Prefetto. Per il momento posso solo dire che non lasceremo sola la città».

15042070_564579880407942_2525125937353556001_oSono queste le parole del Prefetto Mario Morcone, capo del dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno, rilasciate questa mattina a Il Settimanale a Milano, a margine della presentazione del Rapporto Ismu sulle Migrazioni 2016.

Una risposta che non entra però nel merito delle critiche contenute nella lettera inviata il 22 novembre scorso dal sindaco di Como, Mario Lucini, e dall’assessore alle politiche sociali, Bruno Magatti, al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al Ministro dell’Interno, Angelino Alfano.

Parole che suonavano come un vero e proprio campanello di allarme di fronte ad una situazione non più sostenibile. Con le sole risorse locali – scrivono Lucini e Magatti – difficilmente si potrà continuare a offrire una risposta adeguata ai bisogni delle persone.

Il documento di quattro pagine – che potete leggere qui – elenca una serie di criticità che sono da mesi sul tavolo della politica cittadina.

“La nostra città collocata all’estremo confine settentrionale del Paese, non è un luogo di sbarco – scrivono Lucini e Magatti – Ne consegue che, per la stragrande maggioranza, coloro che qui convergono dovrebbero essere già foto-segnalati. Dobbiamo ritenere che ciò sia particolarmente vero per i minori stranieri non accompagnati, i quali dovrebbero essere già stati affidati, anche solo temporaneamente a qualche struttura: se così non fosse occorrerebbe domandarsi che cosa non funziona in qualche hotspot. Certamente non si può pensare che le eventuali inefficienze del sistema siano “pagate” dal territorio comasco”.

Nella sola città di Como (84.495 abitanti, a novembre 2016) sono attualmente presente più di 800 richiedenti asilo, affidati a diversi CAS dalla Prefettura nell’ambito della ridistribuzione sul territorio nazionale degli sbarcati dal Mediterraneo, e 50 richiedenti asilo in un CARA (il Centro di Prestino), la cui gestione è delegata, mediante convenzione, al comune di Como.

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Gli amministratori puntano il dito in particolare sulla situazione dei minori stranieri non accompagnati (MSNA): sono 123 quelli affidati al Comune di Como e 270 quelli ospitati nel Campo di via Regina Teodolinda (il dato si riferisce al 20 novembre). A questi bisogna aggiungere i 14 provvisoriamente accolti nella struttura dell’Opera don Guanella, alcuni che sono ospitati nella parrocchia di Rebbio e altri 55 minori (italiani e stranieri) che il Comune di Como già seguiva prima dell’ “emergenza migranti”.

“Se come previsto dalla normativa tutti costoro dovessero essere posti a carico del solo comune di Como, il numero di MSNA affidati all’amministrazione si avvicinerebbe alle 400 unità”.

Una situazione difficile da gestire non solo dal punto di vista umanitario, ma anche economico. Lo Stato garantisce – a copertura dei costi sostenuti dalle Amministrazioni comunali  – un contributo di 45 euro al giorno per ogni minori posto sotto tutela, ma i costi della strutture di accoglienza sono molto più alti e quasi mai sotto i 90 euro al giorno. Questo significa che spetta al singolo comune dover coprire la parte restante.

La spesa prevista in uscita sul bilancio comunale 2016 per i MSNA in carico è di 2,64 milioni (meno della metà sarà coperta dai fondi trasferiti dal Ministero).

“Città e territorio hanno saturato la capacità di risposta – aggiunge Magatti -. E’ stata data una grande risposta da parte di tutti ma oltre una certa misura non possiamo andare. Non possiamo rischiare di innescare un conflitto sociale”.