L’intera Diocesi di Como, rappresentata dalle migliaia di fedeli riuniti questa mattina in Duomo, si è simbolicamente stretta attorno ai cinque novelli sacerdoti ordinati presbiteri dal vescovo Oscar Cantoni.
A pronunciare il loro “ECCOMI” sono stati don Alessio Gandola della parrocchia di Bellagio; don Gabriele Martinelli di Lanzo d’Intelvi (Opera don Folci), don Francesco Orsi di Sondrio, don Francesco Vicini di Firenze (Opera don Folci), don Stefano Zampieri di Fino Mornasco.
A loro nell’omelia – che ci proponiamo di seguito in forma integrale e in video – il vescovo di Como Oscar Cantoni ha chiesto “l’ impegno e la fatica di diventare uomini e pastori di pace”.
Carissimi Fratelli ordinandi: è questo un giorno di grande gioia e consolazione per tutta la nostra Chiesa, che dal suo Sposo e Signore sta per ricevervi come nuovi presbiteri e vi accoglie come un vero dono dello Spirito.
Voi siete la prova più persuasiva che il Signore Gesù ama questa Chiesa e non le lascia mancare i suoi pastori che possano servire e guidare il gregge, augurandovi la stessa sollecitudine e ardore apostolico, colmo di tenerezza, con cui S. Paolo ha amato e servito le sue comunità, com’ è esemplificato nella seconda lettura che ci è stata proposta.
L’amorevolezza del pastore nella cura del suo gregge è garanzia, ieri e oggi, di relazioni autentiche dentro cui si sviluppa tutta l’ azione pastorale.
La vostra elezione al presbiterato colma di gioia l’ intera assemblea qui riunita, in rappresentanza di tutta la nostra comunità diocesana. I molti fratelli e sorelle qui riuniti ricordano la vostra provenienza e raccontano la vostra storia personale. A cominciare dalle vostre famiglie, da cui avete ricevuto il primo germe della fede; dalle Comunità parrocchiali, nelle quali siete stati progressivamente iniziati alla fede; da chi vi ha accompagnato nel discernimento vocazionale e nella paziente opera formativa, che ha trovato nel Seminario e nelle parrocchie che vi hanno accolto lungo questi anni, un tempo e un luogo di maturazione particolarmente fecondo.
La gioia del cuore viene espressa anche dai vostri amici, dai giovani presenti, dagli anziani e dalle persone ammalate che vi accompagnano spiritualmente, e soprattutto dal nostro presbiterio, che con me si stringe con vivo affetto attorno a voi, fratelli amati dal Signore.
A voi ripeto l’annuncio augurale di Gesù risorto, espresso nel Vangelo appena proclamato.
Per mezzo del suo Spirito Egli Vi dona la pace. “Pace a voi!”.
La parola del Signore non è solo un semplice augurio umano, seppure sincero. La parola del Signore è creativa, realizza e mantiene sempre ciò che essa esprime: perciò il dono della pace del Signore abita in voi, rimane dentro di voi e vi costituisce come uomini e pastori colmi di pace.
La pace è frutto della certezza di essere teneramente amati dal Signore, che vi ha scelto senza alcun vostro merito e chiamato alla fede, innanzitutto, mediante il Battesimo e quindi al ministero ordinato, a servizio del popolo di Dio, popolo sacerdotale, profetico e regale, come lo definisce il Concilio.
La pace è frutto della consapevolezza di essere sostenuti in modo permanente dalla grazia dello Spirito santo, che guida, consola, illumina, purifica i cuori.
La pace è frutto delle certezza di essere accolti dalla madre Chiesa, nella ricchezza pluriforme dei suoi membri, fortificati dalla preghiera, dall’ esempio, dalla vicinanza affettuosa di tutto il popolo santo di Dio, dai fratelli sacerdoti e dal vostro vescovo. Con noi potete sperimentare uno stile di famiglia, schietto e sincero, in cui fraternità e paternità insieme realizzano una felice sintonia.
I doni di Dio, però, non sono esclusivi , servono per l’ utilità comune, non sono una proprietà di cui gloriarsi. E ancora: i doni di Dio, come la pace, sono sì offerti, ma non già pre-confezionati: richiedono una paziente rielaborazione, sono motivo di ulteriore approfondimento, richiedono di essere personalizzati, adattati alle singole situazioni.
A voi l’ impegno e la fatica di diventare uomini e pastori di pace. In questa opera lo Spirito Santo non “si tirerà certo indietro”, ma voi dovrete mettervi del vostro: innanzitutto la rinuncia al vostro io, cioè la piena consegna di voi stessi, quindi una fiducia incondizionata nella grazia di Dio, ma anche in chi insieme con voi edifica la Chiesa, evitando così ogni autonomia, ma anche ogni atteggiamento padronale.
La pace è frutto di uno stile di presenza che stima gli altri superiori a se stessi e gareggia nello stimarsi a vicenda. La pace viene espressa dalla vostra mitezza, dalla vostra capacità di ascolto, dalle vostre relazioni fraterne, che fanno di voi dei testimoni della misericordia di Dio.
Solo così potrete venire incontro agli uomini di oggi, che hanno bisogno di pastori attenti e solleciti, da cui non si sentono giudicati, ma accompagnati affabilmente nel loro cammino di fede, non sempre lineare.
Ad essi va portato il lieto annuncio: fasciate, quindi, le piaghe dei loro cuori spezzati, proclamate la possibilità di essere liberati dalle varie forme di schiavitù. Da parte del popolo di Dio è consolante la notizia della inaugurazione dell’ anno di grazia del Signore e che esso non avrà fine.
Cari amici, se sarete uomini di pace, miti e umili servi, come vi auguro, potrete, assieme a tutti noi, attendere all’impegnativo, ma esaltante compito di offrire al mondo l’immagine di una Chiesa di padri e di madri che manifestano la misericordia di Dio, una Chiesa che è ancora capace di accendere e di riscaldare il cuore degli uomini di oggi.
+ Vescovo Oscar