«Viaggiatori sulla terra di Dio». È questo il titolo, ispirato da un brano della Scrittura, dal Libro della Genesi, il titolo scelto per la “Giornata per la Custodia del Creato” edizione 2017. Un appuntamento nato oltre un decennio fa su iniziativa della Conferenza episcopale italiana, un’occasione di riflessione sull’ambiente e sulla responsabilità di ciascuno rispetto alla salvaguardia dei beni naturali a noi affidati, condiviso, nel solco ecumenico, con le Chiese cristiane riformate e ortodosse. Da un paio di anni papa Francesco ha fatto propria questa intuizione, chiedendo che la Giornata venga celebrata a livello mondiale.

Il tema scelto per il 2017 riguarda il turismo sostenibile: un ambito che interessa direttamente il territorio della diocesi di Como, meta di milioni di turisti per le bellezze del lago e le montagne della provincia di Sondrio. Ed è proprio in Valtellina che sabato 2 settembre si svolgerà la giornata diocesana per la custodia del creato. A fare da cornice all’evento il contesto unico del lago Palù, in Valmalenco. Due le possibilità di risalita in quota. A piedi, partendo da località Barchi, frazione di San Giuseppe, nel comune di Chiesa Valmalenco, alle ore 8.30. Grazie alla collaborazione dell’associazione Valtellin@ccessibile, anche le persone con difficoltà motorie potranno partecipare con il supporto delle speciali carrozzine “joellette”. In alternativa, per la salita in funivia, partenza alle ore 9.30 dalla stazione dell’impianto a Chiesa Valmalenco, ai Vassalini. Alle ore 10.00 benedizione della statua della Madonna all’alpeggio di arrivo della funivia e camminata lungo i sentieri dell’Alpe Palù, alternando momenti di riflessione, lettura di brani dal messaggio dei Vescovi e brani tradizionali a cura del coro alpino, tutto al femminile, “Armonie in voce”. Dopo il pranzo ci sarà un po’ di tempo libero. Il rientro a Chiesa Valmalenco è previsto per le 16.00, e, sempre a Chiesa, alle ore 18.00, nel Santuario Madonna degli Alpini, sarà celebrata la Santa Messa.

«Il creato, con la sua bellezza, è rivelazione della presenza di Dio. L’essere umano, considerato come singolo o come comunità, è un viaggiatore che percorre una terra che gli è affidata ma che non possiede». Così riflette don Andrea Del Giorgio, sacerdote della comunità pastorale della Valmalenco, assistente ecclesiastico delle Acli e collaboratore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale, del Lavoro e della Custodia del Creato, che la giornata del 2 settembre promuove e organizza. All’Ufficio di Pastorale si aggiungono, per la buona riuscita dell’appuntamento, la collaborazione del Centro diocesano di Etica Ambientale, i Comuni della Valmalenco, il Consorzio di promozione turistica e “BikeBernina”, oltre ai già citati Valtellin@ccessibile e “Armonie in Voce”. «I territori a vocazione turistica, come gran parte di luoghi della nostra diocesi – si chiede don Andrea – sono “limoni da spremere” con atteggiamento predatorio, o una casa che amiamo, la cui bellezza e la cui cultura vogliamo condividere con gli altri?». Utilizzare con intelligenza delle risorse naturali per dare «pane e benessere alle comunità che vivono i territori montani», aggiunge don Andrea, è questione di giustizia: meno giuste le «speculazioni di ogni tipo», a partire da quelle edilizie per giungere a «un’offerta turistica di massa omologata e consumistica».

Tre le orme che siamo chiamati a lasciare sulla terra, dove siamo “viaggiatori”: il turismo sostenibile, il turismo inclusivo, il turismo significativo. Ovvero: «La sostenibilità del turismo – spiega don Del Giorgio – implica nuove forme di ospitalità, di mobilità, di attenzione per luoghi e territori che evitino il più possibile consumo di suolo e spreco di energia e di cibo». La sua «inclusività – aggiunge il sacerdote – sviluppa e ed estende una viva cultura dell’accoglienza e dell’attenzione nei confronti dei soggetti più fragili, abbattendo barriere architettoniche e di integrazione». Infine «un turismo significativo non spersonalizza un territorio per omologarsi e offrire ovunque le stesse attrazioni di moda, ma – è la conclusione di don Andrea Del Giorgio – ne valorizza storia e cultura, radici e vita sociale e religiosa delle persone che vi abitano».