ll carcere di Sondrio è protagonista di un’iniziativa innovativa che pensa al miglioramento della condizione dei detenuti e delle loro famiglie.
Lunedì 9 ottobre, la direttrice Stefania Mussio ha presentato, con grande soddisfazione, la nascita della stanza della famigliarità. Un progetto nel quale ha creduto fermamente e nel quale ha sperato fin dai primi giorni alla guida della struttura. La stanza è pensata per gli incontri padre-figlio, in modo da rendere questi momenti speciali e distesi, all’interno di un ambiente accogliente.
La nuova stanza ha potuto essere inaugurata nella Casa circondariale di Sondrio, con il sostegno della società civile valtellinese che ha fatto sempre sentire il proprio supporto al progetto.
«È una questione di buon senso», è questo il concetto principale espresso dal prefetto di Sondrio, Giuseppe Mario Scalia, e da Silvia Buzzelli, docente alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano-Bicocca.
«L’inaugurazione della stanza della famigliarità accresce il valore del percorso di umanizzazione che sta caratterizzando l’ambiente carcerario», ha aggiunto in un suo messaggio il Prefetto, ricordando l’importanza dell’educazione e della reintegrazione dei detenuti.
La Buzzelli ha poi parlato per prima del proprio coinvolgimento nel progetto. La docente ha costruito il proprio discorso su una risoluzione del Parlamento Europeo del 5 ottobre. Questa sottolinea la necessità di superare la discriminazione alla quale potrebbero essere sottoposti i figli dei carcerati, l’importanza dei diritti dei minori di mantenere i contatti con i genitori in carcere e la fondamentale salvaguardia del rapporto genitoriale. Aspetti che vogliono, quindi, la creazione di spazi idonei a bambini e ragazzi all’interno delle strutture carcerarie.
Il senso della stanza della famigliarità è, dunque, secondo Buzzelli, la normale concretizzazione di tali parole e richieste.