«L’acqua pubblica non si tocca. L’interesse che abbiamo su questo tema è totale». A dichiararlo con forza, insieme ai primi cittadini di Erba Veronica Airoldi e di Cantù Edgardo Arosio è il sindaco di Como Mario Landriscina. «E lo dico per sgomberare il campo da ogni equivoco», aggiunge Landriscina.
Oggetto della questione è l’incorporazione nella società pubblica “Como Acqua” delle 11 società pubbliche (sarebbero 12 se si comprende la stessa “Como Acqua”) attualmente presenti (frutto dei consorzi di Comuni) e che oggi gestiscono il servizio idrico integrato in provincia di Como (insieme ai Comuni che lo fanno in house). Incorporazione che sarà votata il prossimo 15 novembre e definita una dead line dalla presidente della provincia di Como Maria Rita Livio, oltre la quale tutto il progetto rischierebbe di saltare.
«Il problema è tecnico, non politico – tuonano i tre sindaci, sostenuti dal sottosegretario della giunta regionale Alessandro Fermi – noi saremo ben felici di dirci disponibili al voto favorevole il 15 novembre – aggiungono – a patto però che entro quella data venga verificata (se ne stanno occupando i tecnici delle Regione) la regolarità di almeno uno dei bilanci delle società che dovranno essere incorporate. In caso di esito negativo chiederemo la verifica di tutte». Passaggio che, necessariamente, richiederebbe molto più tempo. Ma allora il progetto potrebbe saltare? «Non diciamo sciocchezze – chiosa Alessandro Fermi -, non salterebbe nulla. I tempi tecnici per costituire un’unica società ci sono, il termine dei tre anni fissato dalla legge scadrà infatti il 30 settembre 2018. Ma nel caso non ci arrivassimo chiederemo alla regione una proroga».