La scorsa domenica 26 novembre la chiesa parrocchiale di San Vincenzo a Gravedona è stata riaperta ai fedeli. La celebrazione della S. Messa è stata l’occasione per salutare la conclusione di alcuni lavori, durati alcuni mesi, che hanno interessato il rifacimento della pavimentazione e la realizzazione del nuovo impianto di riscaldamento. La chiesa si presentava in tutto il suo splendore, sottolineato proprio dal nuovo pavimento in marmo bardiglio chiaro con inserzione di lastre più scure a ricordo delle tombe secentesche venute alla luce durante i lavori, eseguiti anche per dotare l’edificio di un nuovo impianto di riscaldamento a pavimento.

Nel corso delle ristrutturazioni si sono scoperti “tesori nascosti” ed è stato possibile effettuare una breve indagine archeologica che, anche se ha interessato solo parzialmente lo spazio interno dell’edificio ecclesiastico, ha permesso di chiarire alcuni aspetti legati alla millenaria storia del San Vincenzo, modificato in più momenti. Sono riapparsi infatti elementi concernenti l’impianto romanico e quello barocco.

Innanzitutto sono riemerse le secentesche tombe a camera dei corridoi laterali, già documentate con le loro lapidi e relative iscrizioni in un’accurata relazione inedita dello stato della chiesa fatta in occasione della visita pastorale del vescovo di Como, monsignor Francesco Bonesana, all’inizio del Settecento.

Un’altra importante scoperta si è verificata nell’indagine archeologica a ridosso delle murature della cripta, che ha riportato alla luce la pavimentazione della chiesa dell’XI secolo, la scala che dava accesso alle ultime due campate dell’edificio, sopraelevate, e due lacerti di intonaco affrescato.

Infine sono stati documentati i pilastri che dividevano la navata centrale dalle navatelle settentrionale e meridionale dell’antica basilica, visibili all’interno delle tombe a camera del XVII secolo.

Lacerto di affresco ritrovato

Frammenti della scala d’accesso al presbiterio dell’antica basilica e alla cripta di S. Antonio