«Abbiamo la certezza che Como, in tutte le sue espressioni ecclesiali e civiche, è ben diversa da quanto accaduto l’altra sera nella sede di “Como Senza Frontiere”». Così il direttore della Caritas della diocesi di Como, Roberto Bernasconi, commenta l’incursione del “Veneto Fronte Skinheads” (VFS) al primo piano del Chiostrino di Sant’Eufemia – nel cuore della città murata –, un’irruzione che ha impedito, per alcuni minuti (erano all’incirca le 21.30), lo svolgimento della riunione in corso.

Il VFS è un gruppo estremista che a Como aveva già compiuto, nel  novembre 2015, un’azione dimostrativa: i suoi attivisti lasciarono sagome di cartone e volantini con “grida” antimigranti davanti alla sede della Caritas diocesana e di altre realtà del territorio (compresi alcuni partiti). Esattamente due anni dopo, il 28 novembre scorso, i referenti locali di quella che si definisce “associazione culturale” – una quindicina di giovani uomini, con le teste rasate e il giubbotto nero d’ordinanza – sono tornati a manifestare a modo loro, interrompendo l’incontro di “Como Senza Frontiere”. Quest’ultimo è il coordinamento di una rete formata da gruppi di impegno civico e di volontariato (molti dei quali vicini alle parrocchie della città o alle congregazioni missionarie, come i Comboniani) nata nell’estate 2016 a partire dall’emergenza umanitaria esplosa nel capoluogo lariano, con un accampamento, nel parchetto della stazione ferroviaria di San Giovanni, che arrivò a contare fino a 800 migranti, tutti in attesa di oltrepassare la frontiera verso Nord. Un impegno di aiuto proseguito nei mesi, con attività rivolte a richiedenti asilo senza dimora e a migranti in transito. In questi giorni, per esempio, gli sforzi sono concentrati sulla ricerca di soluzioni di accoglienza con l’arrivo del freddo.

Quella di martedì è stata una provocazione «di stampo fascista e razzista – dichiarano da “Como Senza Frontiere” –: ci è stata imposta la lettura di un volantino “bizzarro”». Come partecipanti al coordinamento non «abbiamo accettato la sfida – puntualizzano –, ma abbiamo reagito con cortesia, lasciando che il gruppo leggesse il proprio documento, senza nascondere, però, lo stupore per le nefandezze in esso contenuto. Alla fine i provocatori hanno lasciato la sede e la riunione è proseguita regolarmente». Un’azione, nelle intenzioni del VFS, fatta per denunciare una «pletora di associazioni», accusate, secondo un copione di luoghi comuni, di trarre «vantaggi dal dilagare dell’immigrazione, a scapito della comunità nazionale». Il “Veneto Fronte Skinheads” (noto anche per le posizioni antisemite), nel suo proclama si scaglia contro partiti, cooperative e sindacati, «soloni dell’immigrazionismo a ogni costo», che sacrificherebbero «i popoli sull’altare di un turbocapitalismo alienante… Il tutto amplificato da un megafono propagandistico di pseudo clericali irretiti dalla retorica mondialista». In chiusura il logoro slogan «Basta invasione».

C’è un video che immortala il blitz. Al termine i giovanotti vengono gentilmente invitati a lasciare la sede, con la richiesta di rispettare le altre attività in corso negli spazi del Chiostrino… Colpisce la reazione di un ragazzo, che, con lo sguardo basso, mentre oltrepassa la porta, replica «Nessun rispetto per voi… ora potete continuare a distruggere la patria». L’azione del VFS è diventata oggetto di interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno Marco Minniti: i firmatari sono i dem Chiara Braga, Mauro Guerra (entrambi comaschi) ed Emanuele Fiano. Solo ieri sera in serata è giunto un commento del sindaco di Como Mario Landriscina. «Ricordando il diritto di chiunque a esprimere le proprie idee nei modi, nei tempi, nei luoghi opportuni e con contenuti adeguati a un sistema democratico, ritengo francamente censurabile questo episodio. Auspico che la situazione complessiva possa essere affrontata con grande senso di responsabilità da parte di tutti, in modo che fatti di questo genere non abbiano più a verificarsi e contemporaneamente non si registrino reazioni inopportune a tali provocazioni».

«Monsignor Francesco Soddu – riprende Bernasconi – mi ha telefonato per esprimere solidarietà a tutta la città di Como. L’irruzione, farneticante, è stata compiuta da una componente assolutamente minoritaria, che non merita pubblicità… ma non possiamo nasconderci che il clima generale si fa sempre più complesso e le fatiche ci sono». Como, insieme a Ventimiglia e Gorizia, è una terra di forte passaggio migratorio. «In città abbiamo 1200 richiedenti asilo nei CAS (Centri di accoglienza straordinaria), 200 nel Campo allestito dalla Prefettura in via Regina (che è arrivato a contare fino a 400 persone) e altri 200 “transitanti” presenti sul territorio ma che non afferiscono a nessuna struttura organizzata – ricorda sempre Bernasconi –. Serve una riflessione condivisa sulle politiche per l’integrazione, il dialogo con l’Europa (gli accordi di Dublino non hanno più senso) e le attività di relocation».

La Questura di Como, intanto, ha comunicato che, attraverso il filmato diffuso in rete su siti e profili social, sta procedendo all’identificazione degli autori dell’azione dimostrativa (alcuni potrebbero essere riconducibili al mondo delle tifoserie ultras): il reato ipotizzato è violenza privata.