La notizia è passata quasi inosservata, soprattutto dal lato italiano della frontiera. Nel tardo pomeriggio di sabato 20 gennaio a Balerna, in Canton Ticino, un uomo è stato investito da un treno Eurocity proveniente da Milano mentre camminava lungo la ferrovia in direzione di Bellinzona. Per lui non c’è stato nulla da fare.

A raccontare l’accaduto è stato un uomo che camminava al  fianco della vittima, fortunatamente rimasto illeso. Entrambi – trovati senza documenti – sarebbero di nazionalità marocchina. Per il momento dalle autorità svizzere non sono trapelate altre indicazioni né sull’identità della vittima né sulla provenienza delle due persone.

L’episodio ha riportato alla memoria quanto accaduto il 27 febbraio 2017, quando un ventenne del Mali, Youssuf Diakite, morì folgorato sul tetto di un treno regionale sul quale si era rifugiato per evitare i controlli e attraversare il confine. Il suo corpo è sepolto nel cimitero di Balerna.

Solo un mese dopo, un ventiduenne del Camerun, anch’egli salito sul tetto di un convoglio per tentare di continuare il suo viaggio verso il nord Europa, venne colpito da una scarica ad alta tensione nella stazione di Chiasso. L’uomo, sopravvissuto, è rimasto gravemente mutilato.

Quello del 20 gennaio è il terzo episodio di questo tipo e si somma a decine di altri che sono avvenuti negli ultimi 18 mesi alla frontiera tra Ventimiglia e il Brennero: uomini, donne e minori rimasti uccisi nel loro viaggio verso il nord Europa.

Riportiamo questa notizia a tre giorni di distanza dall’accaduto (quando giornalisticamente parlando forse non lo sarebbe nemmeno più) perché crediamo sia importante – nonostante il calo dei numeri lungo la frontiera Como-Chiasso – mantenere alta l’attenzione sulla sorte di centinaia di uomini e donne che continuano a passare invisibili sotto i nostri occhi.