A oltre due anni dall’apertura del Centro di permanenza temporaneo di via Regina a Como – gestito da addetti del Comitato provinciale della Croce Rossa Italiana con la supervisione della Prefettura di Como – la Caritas diocesana di Como (sul sito www.caritascomo.it) fa il punto della situazione accoglienza, mettendo in evidenza i dati aggiornati delle presenze.

Il 26 gennaio 2018 le presenze al Centro sono 197, di cui 19 persone provenienti da sbarchi (si tratta in prevalenza di famiglie o coppie).

Nelle ultime settimane le presenze al campo sono diminuite sensibilmente con un dato “medio” di 95 uomini, 35 donne e 30 minori accompagnati e non accompagnati.

“A questo proposito – spiegano da Caritas – occorre ribadire che la Prefettura si sta adoperando affinché i minori non siano presenti al campo per troppo tempo. L’obiettivo è di prestare loro aiuto per alcuni adempimenti per poi essere destinati al più presto nei vari Centri di accoglienza operanti sul territorio”.

A lanciare l’allarme sulle condizioni dei Minori stranieri non accompagnati nelle zone di confine era stata nei giorni scorsi l’ONG Intersos (SCARICA IL RAPPORTO QUI) che ha dedicato un capitolo del suo ultimo rapporto proprio alla città di Como. 

Il centro – si legge nel rapporto di Intersos – non ha una natura giuridica definita, nato come “campo di transito” per quei soggetti che intendevano attraversare il confine con la Svizzera, si è via via trasformato in un vero e proprio centro di accoglienza ospitando ora in buona parte soggetti che intendono stabilirsi sul territorio italiano. Sebbene la normativa nazionale non consenta la creazione di centri al di fuori di quelli previsti dal d.lgs. 142/2015, ovvero centri di prima accoglienza (art 9), centri di accoglienza straordinaria (art 11) e SPRAR (art. 14), ad oggi, non è resa nota pubblicamente la precisa natura giuridica di tale centro. E’ un dato di fatto però che le persone ospitate presso detta struttura vi permangano per diversi mesi, in attesa o del colloquio con la Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale o, comunque, in attesa di essere trasferiti in altre strutture di accoglienza, senza percepire alcuna forma di contributo.

Tornando ai dati diffusi da Caritas si rivela come sia sensibilmente cambiato anche il numero dei “transitanti”, ovvero coloro che sono arrivati a Como con l’intenzione di lasciare la città in breve tempo. Da 40 siamo passati a 178 (dato degli ultimi giorni); va sottolineato, a questo riguardo, che i cosiddetti “transitanti”, mentre in una prima fase giungevano al campo con l’intenzione di varcare il confine svizzero per raggiungere i Paesi del Nord Europa, oggi vengono a Como alla ricerca di assistenza (anche legale e amministrativa) che non trovano in altre città italiane.

Molti dei nuovi arrivati provengono infatti dalla frontiera est e dalla cosiddetta “Rotta Balcanica”. 

La nazionalità degli ospiti, di età compresa tra i 20 e i 30 anni, è in prevalenza la seguente: Eritrea, Somalia e  Nigeria.
“Rispetto ai mesi “caldi”, che hanno visto il Centro Cri completamente occupato (con oltre 300 ospiti) – concludono da Caritas -, ad oggi la presenza nei 50 moduli abitativi è ridotta. Va detto che in questo periodo dell’anno il calo è anche fisiologico (nei mesi invernali gli arrivi diminuiscono e riprendono in primavera per avere un “picco” in estate). Tanto è vero che è già ipotizzata un aumento delle presenze con l’inizio della primavera”.