La primavera è ormai arrivata e, se da un lato si può tirare un sospiro di sollievo nel guardare le temperature che si alzano, portandosi via il rischio di tragedie legate al freddo, dall’altro cresce la preoccupazione per la sorte di quanti – senza fissa dimora e migranti senza accoglienza – si ritroveranno presto senza un riparo notturno.
A sollevare ancora una volta la questione – dopo la lettera del direttore della Caritas Roberto Bernasconi, pubblicata sul numero 10 del Settimanale – sono i volontari dell’associazione Como Accoglie che, in questi ultimi mesi, si sono occupati dell’accoglienza dei migranti all’interno dei tre tendoni, messi a disposizione dalla stessa Caritas, nel cortile del centro pastorale card. Ferrari.
“La collaborazione e il costante confronto con la rete Caritas è sicuramente l’aspetto più positivo di questa esperienza che, nonostante la precarietà della situazione e qualche oggettiva difficoltà, è stata meno problematica di quanto ci aspettassimo”, spiegano Marta Pezzati e Rossana Vittani, referenti dell’associazione.
Sono stati una trentina i volontari di Como Accoglie che si sono alternati in questi mesi nell’accoglienza serale e nella distribuzione della colazione alla mattina. Momenti che sono serviti anche ad instaurare relazioni con gli ospiti e cercare, nel limite delle possibilità, di offrire un orientamento ai servizi presenti sul territorio.
“Diversamente da quanto si potrebbe pensare, la stragrande maggioranza dei migranti ospitati – spiega Marta Pezzati – è in possesso di un regolare permesso di soggiorno: si tratta di giovani, tutti sotto i trent’anni, a cui è già stata riconosciuta la protezione internazionale o richiedenti asilo che, per varie ragioni, hanno perso il diritto all’accoglienza; il più delle volte per essersi allontanati senza autorizzazione dalle strutture”.
Stando ai dati forniti al Settimanale da Como Accoglie, dei 52 migranti accolti al 18 marzo 8 erano irregolari, mentre gli altri 44 erano in possesso di un permesso (18 temporaneo e 26 regolare). Per quanto riguarda le nazionalità il gruppo più numeroso è rappresentato dai nigeriani con 17 presenze, 12 provengono invece dal Gambia, 4 da Somalia e Guinea Conakry, 3 da Senegal, Costa d’Avorio e Camerun, 2 dal Marocco e altri singoli da Afghanistan, Benin, Sierra Leone e Tunisia.
Alcuni di loro sono a Como da mesi e facevano parte dei migranti che avevano trovato un riparo presso l’autosilo Valmulini. E’ lì che, per molti di loro, è iniziato il primo contatto con i volontari di Como Accoglie.
“Tra le persone accolte ci sono anche migranti transitanti (sono circa 35 quelli passati nei mesi scorsi e che sono poi andati via) – precisa Marta Pezzati –, ma la maggior parte di loro sono persone che da tempo vivono sul territorio”.
Ed è proprio la loro situazione quella che preoccupa di più. “Purtroppo – prosegue Rossana Vittani – questa situazione di indeterminatezza che, per alcuni di loro, perdura ormai da mesi, sta avendo ricadute sulla salute psicofisica di questi ragazzi che, in molti casi, mostrano veri e propri segni di disagio”.
La preoccupazione dei volontari è che la situazione possa peggiorare con la chiusura dei tendoni fissata – come per il dormitorio del progetto “Emergenza Freddo” – per i primi giorni di aprile.
“In questi mesi il mondo del volontariato ha fatto molto per cercare di tamponare una situazione di evidente fragilità – concludono le volontarie – mentre le istituzioni sono state totalmente assenti. E’ arrivato il momento di pensare insieme a soluzioni concrete per dare un riparo e dei servizi igienici a queste persone. Noi siamo pronti a fare la nostra parte”.