Regolamentare gli orari di esercizio delle sale giochi e di utilizzo degli apparecchi di intrattenimento e svago. Si fonda su questo obiettivo la bozza di ordinanza trasmessa agli inizi di luglio dal Comune di Como alle altre 12 amministrazioni partner del progetto “Quando il gioco si fa duro”, cofinanziato da Regione Lombardia e avente come capofila proprio Palazzo Cernezzi.

L’intenzione è quella di “disincentivare il gioco, che – si legge nella bozza – da compulsivo, sovente degenera nella dipendenza patologica, anche attraverso iniziative di informazione e di educazione”.

Proposito non facile in una città ed una provincia in cui fino ad oggi la pratica dell’azzardo legale ha trovato terreno fertile. Il primo dato a colpire, scorrendo il documento, è infatti la fotografia del gioco in Como città, con il dettaglio degli esercizi (138) che ospitano apparecchi per il gioco lecito.

La presenza di slot è stata riscontrata in 80 bar o esercizi assimilabili, 24 rivendite tabacchi e/o ricevitore lotto, 11 sale giochi, 9 corner, 9 esercizi dedicati VLT (videolottery)/slot , 2 ristoranti o esercizi assimilabili, 1 negozio di gioco, 1 agenzia scommesse, 1 edicola. Stante una popolazione cittadina di 84.326 abitanti, dal censimento sopra indicato risulta un locale, con disponibilità di gioco, ogni 611 abitanti. In base alla mappatura effettuata nel 2016 sulla presenza di slot o vlt negli ambiti territoriali di Como in città è stata la riscontrata la presenza di 660 apparecchi di cui 557 AWP (Newslot) e 103 VLT, il che porta alla presenza di 1 AWP ogni 151,39 abitanti; 1 VLT ogni 818,7 abitanti e 1 Apparecchio (AWP o VLT) ogni 127,8 abitanti.

Un’offerta “ricca” che, come detto, non ha mancato di generare problemi e patologie. Sulla base dei rilevamenti dei Sert (Servizi per le Tossicodipendenze) afferenti alla UOC Dipendenze dell’ASST Lariana competente per l’ambito della provincia di Como risulta infatti che, le persone prese in cura per gioco d’azzardo patologico dal 2006 al 31 maggio 2018 “sono state 524 di cui 452 (86,3%) residenti nella provincia di Como e 95 (18,1%) nella città di Como. L’insorgenza della patologia con la necessità di accedere ai servizi di cura è notevolmente cresciuta negli anni – specifica il documento – passando dai 5 pazienti in cura nel 2006 ai 164 del 2014 per poi stabilizzarsi su valori significativi nelle successive annualità. Fino a qui i dati ufficiali, si ipotizza però anche che esistano ampie sacche di sommerso. La stima è che sul territorio della provincia di Como vi siano tra i 5.000 e 15.000 giocatori problematici e 2.000 – 8.000 giocatori patologici e nella città di Como 700-2.000 giocatori problematici e 300- 1.200 giocatori patologici”.

Il prossimo passo sarà ora la condivisione della bozza d’ordinanza con esercenti, gestori, associazioni di categoria e amministrazioni, associazioni di cittadini e tutti coloro che sono sensibili al tema dell’azzardo patologico, così da arrivare quanto prima alla definizione di uno strumento che contribuisca ad arginare una piaga la cui pericolosità, ormai, non è più in discussione.