Quella che vi stiamo per raccontare non è una storia di Natale. Si tratta di una vicenda certamente complessa, ma il cui esito finale potrebbe essere molto semplice: i Comuni dell’ambito territoriale di Como, ed in particolare il Comune capoluogo, che ne è capofila, rischiano di perdere una cifra vicina agli 800 mila euro, provenienti da fondi europei, – già stanziati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali – per progetti legati al contrasto alla grave marginalità e all’inclusione sociale dei senza dimora. Tutto questo a causa dei ritardi accumulati dalle istituzioni nel mettere in moto le procedure per arrivare alla realizzazione delle diverse attività per cui – lo ribadiamo – è già stata garantita una copertura economica di quasi 800 mila euro.

I FATTI
Tutto ha inizio il 3 agosto 2016 con la pubblicazione sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di un avviso pubblico per la presentazione di progetti da finanziare attraverso fondi europei del bilancio 2014-2020. Nello specifico si tratta di 50 milioni di euro, di cui 25milioni provenienti dal Fondo Sociale Europeo, Programma Operativo Nazionale Inclusione e 25 milioni del Fondo di Aiuti Europei agli Indigenti. La scadenza per la presentazione dei progetti è fissata per il 15 febbraio 2017.
I 23 Comuni che fanno parte dell’ambito territoriale di Como decidono di partecipare con una proposta di intervento per il contrasto della grave emarginazione adulta e alla condizione di senza dimora.

L’obiettivo non è solo reperire risorse, oggi quanto mai preziose, per sostenere le iniziative già presenti a Como all’interno della rete dei servizi per la grave marginalità – centri diurni, mense, dormitori o l’ambulatorio per senza dimora S. Lucia – ma anche potenziare interventi in via di sperimentazione o totalmente nuovi: dal progetto “housing first”, per dare risposte sul fronte dell’inserimento abitativo dei senza dimora, all’avviamento al lavoro tramite nuovi e innovativi percorsi di formazione e inserimento. Casa e lavoro insomma. Un vero salto di qualità nell’approccio alla povertà a livello territoriale.
Non solo: i soldi del progetto permetterebbero di acquistare generi di prima necessità per l’igiene personale (sapone, spazzolini, dentifricio), kit di emergenza (sacchi a pelo, coperte…), vestiti.

Il tutto, almeno sulla carta, da realizzare nei tre anni di durata del progetto ovvero dal 2017 al 2019.

I TEMPI
Ed è proprio qui, sui tempi, che la partita diventa difficile, per non dire (quasi) impossibile. Perché i soldi vanno spesi e rendicontati entro la fine del 2019, pena la non concessione dei contributi, ma i ritardi hanno iniziato ad accumularsi presto. A partire dallo stesso ministero che ha dichiarato ammissibile il progetto presentato dal Piano di zona solo il 7 dicembre 2017, nove mesi dopo la presentazione.

A cascata i ritardi hanno continuato ad accumularsi, tanto che, ad oggi, il Comune di Como, ente capofila, e la segreteria del Piano di zona non hanno ancora individuato (tramite bando o avviso di chiamata) le realtà che saranno poi chiamate concretamente ad attuare le iniziative previste dal progetto.
Questo significa che, anche nella migliore delle ipotesi, difficilmente si riuscirà ad avviare i progetti prima della primavera e, allora, i mesi a disposizione per completarli saranno davvero pochi. Qualcosa forse si riuscirà a fare, ma sarà quasi impossibile far arrivare sul territorio (ai più poveri e bisognosi) quegli 800 mila euro di fondi europei che lo Stato aveva concesso al nostro territorio. Davvero un peccato.
Ma siamo a Natale e, forse, un miracolo è ancora possibile.

E’ di pochi giorni fa infatti la notizia – confermata al Settimanale direttamente dal sindaco Mario Landriscina – di una richiesta di proroga inoltrata al ministero. Lo confermerebbe un viaggio del nuovo dirigente dei Servizi Sociali del Comune di Como Giuseppe Ragadali andato a Roma per vagliare questa eventualità.

Il tempo corre ma la speranza di chi opera ogni giorno al fianco dei più poveri è che si possa trovare una soluzione in extremis così da evitare di perdere risorse che tanto più oggi, in tempi di tagli nei contributi agli enti locali, sono davvero fondamentali.