Il giorno di Natale, martedì 25 dicembre, alle ore 16.15, in Cattedrale, a Como, proposto e animato dall’associazione “Scienza&Vita” Bassa Comasca, verrà recitato il Santo Rosario per la Vita, con un’intenzione di preghiera particolare rispetto ai grandi temi dell’aborto e dell’eutanasia. Abbiamo rivolto alcune domande a Michele Farina, presidente dell’associazione comasca, per conoscere il perché di questa iniziativa.

Riunirsi in Cattedrale a pregare il Rosario per la Vita il giorno di Natale: vogliamo spiegare perché avete scelto proprio questa data?

«A partire dallo scorso 25 ottobre, e poi il 25 di ogni mese recitiamo in Cattedrale a Como il Santo Rosario per Vita. Perché il 25? Perché ci ricorda il giorno dell’Annunciazione, il 25 di marzo, giorno sublime in cui la Vergine Maria accolse l’Autore della vita con le parole che rimarranno scolpite per sempre nei nostri cuori: fiat, adimpleatur: si faccia, si compia la Tua volontà. A Natale, il 25 dicembre, si compie la promessa di Dio con una nascita, quella del Figlio di Dio: insomma Dio è e sarà sempre il Dio della vita. Quale giorno più simbolico per pregare per la vita?».

Rosario “per la Vita”, con l’intenzione di pregare e riflettere su temi molto sensibili e spesso divisivi, come aborto ed eutanasia. Non sono mancate le polemiche: cosa dire?

«Chi fa polemica spesso si appella all’esistenza di leggi come la L.194, ma la legge non garantisce per forza la giustizia. Abbiamo tristi esempi anche dal passato. Ma, più che rispondere alle polemiche, siamo felici di dialogare con chi lo desidera. E’ uno dei motivi per cui è nata l’associazione Scienza&Vita».

Perché, oggi, è necessario impegnarsi a difesa della vita?

«Intanto ritengo che sia un dovere di ogni essere umano, e ancor più di ogni cristiano, impegnarsi in questa difesa partendo dal dialogo con parenti, amici e colleghi fino ad arrivare ad impegni più consistenti. Poi perché oggi più che mai la vita umana è messa in pericolo: sia la vita nascente che la vita di persone ammalate. Stiamo raggiungendo un apice con la promulgazione di leggi (anche a livello regionale con il consenso l’uso semi-domestico della “kill pill” (ovvero la pillola abortiva RU 486) per l’aborto farmacologico, che oltre a uccidere il bambino mette a serio rischio la vita della donna che rimane troppo distante dallo stretto controllo medico necessario) che relativizzano sempre di più il valore della vita umana e la sua dignità. E questo avviene in un inverno demografico in cui l’unica cosa di cui occuparsi a questo riguardo sarebbe come promuovere la famiglia e la vita».