É uno egli approdi storici della carità, a Como. Dai primi anni 30 uno spazio di accoglienza per poveri e i senza dimora della città. Un tetto, una coperta, un letto caldo. E oggi qualcosa in più. Perché la Piccola Casa Ozanam (per conoscerla meglio clicca qui) ha saputo nel tempo anche rinnovarsi, adeguandosi al mutare dei tempi, senza perdere la propria identità. Accoglienza sì, dunque, sempre, ma non solo. Come conferma la recente convenzione sottoscritta con il Comune di Como, della durata di sei mesi, che prevede l’inserimento, presso gli spazi di via Cosenz, di 5 persone, in carico ai servizi sciali, da accompagnare in un percorso di inclusione sociale e di autonomia. Scopo dell’intesa è quello di offrire ai senza dimora della città l’opportunità di una ripartenza, attraverso percorsi di inclusione sociale.
«L’obiettivo generale del progetto – precisa Luca Giancola, responsabile dell’area “Riabilitazione” della Piccola Casa Ozanam – è di ricostruire competenze relazionali e prestazionali per adeguare le persone ai ritmi lavorativi. Nella gran parte dei casi, infatti, la situazione dei senza dimora/persone in condizioni di grave marginalità è collegata all’incapacità di tessere relazioni sociali sane e di mantenerle nel tempo». A tale scopo «nell’ultimo anno – prosegue Giancola – in Casa Ozanam abbiamo affinato, grazie anche al supporto di educatori e laboratori creati con “Piccolo Tetto Ozanam”, iniziative di accompagnamento al lavoro: dagli spazi occupazionali interni (lavanderia, cucina, assemblaggio), con corsi di formazione adeguati, fino a contesti sperimentali (Villa del Grumello, Street Food, Sagra di S. Abbondio, pulizie in Croce Azzurra, cura delle tombe presso il Cimitero Monumentale). In questo modo la maggior parte degli ospiti è impegnata in misura produttiva durante il giorno».
Una modalità “nuova” nell’approccio con l’utenza alla quale la Piccola Casa è arrivata dopo un lungo periodo di riflessione
«La scelta di impegnarsi non più solo sul fronte dell’accoglienza, ma anche di quella dell’inserimento lavorativo – spiega l’avv. Enrico Fossati, presidente dell’Ozanam – ha comportato un cambiamento importante nell’organizzazione delle nostre attività. L’esperienza storica dell’Ozanam era infatti, fino a prima del 2012, fondata sulla pura accoglienza, poi maturata e confluita dentro questa nuova modalità. Perché questo passo? La decisione è maturata in virtù della presa di coscienza che l’accoglienza in sé non era più sufficiente. Anzi, una sorta di accoglienza passiva poteva, a lungo andare, apparire quasi nociva per l’ospite, che arrivava ad inserirsi in un ambiente confortevole, con certe comodità, e rischiava di perdere stimoli e motivazioni da mettere in campo per rientrare nel circuito virtuoso della società».A confermare la bontà di questo percorso sono i numeri che oggi danno il senso dell’attività della Piccola Casa. A fronte di una capacità ricettiva della struttura di via Cosenz di una quarantina di posti, sono state un centinaio le persone accolte nel 2017 con tempi di permanenza via via più ridotti e con un crescente numero di soggetti avviati all’autonomia. «L’ultima intesa raggiunta con il Comune – conclude il presidente – è la conferma del riconoscimento del lavoro svolto da Ozanam sul fronte dell’inserimento sociale, ma rafforza anche, indirettamente, la consapevolezza della necessità di nuove forme collaborazione tra istituzioni e terzo settore per la soluzione di problematiche diverse a livello sociale. E questo mi porta a sperare, per il futuro, in un possibile coinvolgimento del terzo settore anche sul fronte propositivo e legislativo, proprio in virtù delle competenze e delle esperienze importanti espresse, ogni giorno, sul campo, accantonando le perplessità rispetto a questo mondo che alcuni, ancora oggi, non senza qualche caduta di stile, hanno manifestato».
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