In occasione della giornata celebrativa annuale del malato papa Francesco ci invia un messaggio preciso, quasi chirurgico, per stare appunto in tema, che va al cuore del rapporto tra il paziente ed i sanitari. Come medico leggo numerosi stimoli, ma due appaiono senza tempo e quindi per questo attualissimi.

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA XXVII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2019 (per leggere CLICCA QUI)

Il primo riguarda la gratuità del gesto di curare. Proviamo a calarlo nel nostro mondo sanitario. Viviamo nel nostro Paese un’organizzazione di cure cosiddetta universalistica. Senza entrare troppo in dettagli tecnico, abbiamo i cosiddetti LEA: livelli essenziali di assistenza, che vengono erogati gratuitamente. Il termine è impreciso, perché comunque paga il contribuente, ma il cittadino che si ammala ha diritto, su tutto il territorio nazionale (anche fuori a certe condizioni ed in talune Nazioni, ma non allarghiamo il discorso per non perdere il concetto centrale) alle diagnosi ed alle cure previste.

Nei LEA è compreso tantissimo, quasi tutto, ed oggettivamente quanto serve veramente. Bene, sono arrivate e sono ormai alle porte tali capacità diagnostiche e soprattutto tante soluzioni terapeutiche da sbalordire. Esempi? Molti tipi di cancro si curano, molti altri si possono “cronicizzare”, che può apparire un termine insoddisfacente ma è rivoluzionario per un medico della mia generazione, cresciuto chiamando certi tumori “big killer”. Ancora, si cura il morbo di Parkinson, si “congela” la sclerosi multipla, si controlla curandola bene l’artrite reumatoide, il diabete non sarà più letale in taluni casi, l’ AIDS già adesso non è più mortale se ben gestita farmacologicamente,  e così curando. Bene, ma la sfida sarà di natura economica.

Queste cure e molte diagnosi saranno, anzi sono già, costosissime. Non si potrà più dare tutto a tutti, ma si dovrà dare ciò che serve a chi ne ha veramente bisogno. Razionalizzare oggi per non dover razionare domani. L’abbiamo già scritto, la sfida sarà l’appropriatezza.

E chi può darla? Chi può decretarla se non i medici?

E’ una responsabilità molto grande ed accanto a conoscenze scientifiche basate rigorosamente sull’evidenza, bisognerà mettere in campo degli sforzi enormi di comunicazione che, badate bene, nessuno ci insegna all’Università. Bisognerà capire e poi comunicare quali malati, non quali malattie, potranno ricevere talune (appunto costosissime) cure. Se per esempio il malato con un cancro avanzatissimo potrà più beneficiare di un farmaco che gli darà tre mesi di vita in più o magari invece cure palliative mirate ad un’esistenza più dignitosa perché priva di dolore e false speranze.

Il tutto non per privare qualcuno di qualcosa ma per poter assegnare ad altri le risorse, ormai non più illimitate, da mettere in campo. Il Santo Padre evoca come sempre la tenerezza da mettere nella comunicazione e non solo, ma anche la professionalità, cioè la scientificità, il rigore, che oggigiorno decliniamo nella Medicina Basata sulle Evidenze, e non sulle false speranze, o illusioni.

Il secondo tema forte nella lettera di Francesco è l’attacco alla “cultura dello scarto  e dell’indifferenza” .

Il primo pensiero va ovviamente a tutte quelle forme di fragilità insite alla vita umana che tutti, nessuno escluso, attraversiamo dal concepimento all’ultimo respiro. Tutti siamo stati o siamo fragili e per questo attaccabili, anzi “scartabili”. Perché non servivamo, perché eravamo, siamo o saremo di peso, motivo di fatica, di sforzo. Chi più del sanitario ha, anzi deve avere, titolo ad occuparsi di chi è fragile e quindi scartabile, gettabile, da una Società cui questo “prodotto improduttivo” non serve più (o momentaneamente non ancora)?

Il pensiero va all’embrione, al feto, al bambino picchiato o abusato o anche solo emarginato, denutrito, parcheggiato mentre si va alla sala giochi. E poi il disabile, il malato grave, lo stato vegetativo, l’anziano che ne ha sempre una. Ma il sanitario non può e non deve battersi solo (si fa per dire) per l’indisponibilità della vita, ma anche per l’indisponibilità dei corpi e delle loro parti. Non pensiamo  solo alla mercificazione degli stessi e di loro sezioni, ma anche alla mala-gestione degli stessi, alla trascuratezza ed intossicazione degli organi e degli organismi. Facciamo esempi pratici per evitare equivoci.

Chirurgie estetiche anche giovanili per allungare, ingrossare o modificare ciò che non ci piace. Cannabis e droghe libere che vogliono dire buchi, non solo funzionali ma anche anatomici, nelle braccia, nei nasi ma anche nei cervelli dei ragazzi. Inquinamento alimentare ed atmosferico che sono colpi di maglio nei metabolismi e nei polmoni. Alimentazione illimitata e maldestra che vuol dire disastri vascolari, scheletrici e cerebrali per tutta la vita. Anche questa è indisponibilità dei corpi. Quindi il mondo sanitario è depositario di un mandato importantissimo. Troppa responsabilità? Sì, molta, ma c’è qualcosa di più importante ed affascinante? Se non per questo, per che cos’altro abbiamo scelto questa professione?

MARIO GUIDOTTI
Primario di Neurologia Ospedale Valduce Como