La sera di giovedì 4 aprile il vescovo monsignor Oscar Cantoni, presso la chiesa di San Giuseppe in Como, ha presieduto la Santa Messa in occasione della peregrinatio del saio di san padre Pio nella nostra diocesi. Il saio è quello che indossava il santo frate cappuccino quando, 100 anni fa (era l’autunno 1918), ricevette le stimmate. Il saio, in questi giorni in viaggio in Lombardia, lo scorso mese di dicembre è stato anche in Polonia, in particolare presso il campo di concentramento di Auschwitz dove venne rinchiuso e martirizzato il frate cappuccino san Massimiliano Kolbe. Padre Pio, di cui si è ricordato da poco il cinquantesimo della morte (avvenuta il 23 settemnre 1968), fu canonizzato da san Giovanni Paolo II il 16 giugno 2002. «La dove passano i Santi, la gente accorre», questa la prima sottolineatura del Vescovo Oscar nella sua riflessione. Il saio di padre Pio resterà a Como fino a sabato 6 aprile. Proprio sabato, la parrocchia di San Giuseppe, retta dai frati cappuccini, confratelli del santo di Pietrelcina, ospiterà il convegno lombardo dei Gruppi di preghiera di padre Pio. Qui di seguito riportiamo, integralmente, l’omelia di monsignor Cantoni.
Una volta ancora è confermata la verità di questo detto: “Là dove passano i Santi, la gente accorre!”. Questa sera siamo accorsi numerosi a questa Eucaristia al solo passaggio di una veste di padre Pio, una sua reliquia, che automaticamente ci rimanda alla sua persona, al suo ministero, al messaggio che il Signore per mezzo di lui ha voluto offrire ai cristiani e alla Chiesa intera. Padre Pio è un santo conosciuto ed amato in tutto il mondo. Lungo la sua vita non ha mai cercato di attrarre a sé alcuna persona. Se molti accorrevano a lui, nel convento dove ha trascorso tutta la vita in supplice preghiera, ascolto e penitenza, egli non tratteneva a se stesso i suoi penitenti. Li sapeva incoraggiare quando li incontrava, e li richiamava, a volte anche in toni forti, a fare riferimento a Dio, a credere, cioè a confidare nel suo amore. Li invitava perciò a convertirsi, a cambiare vita, ad accogliere le circostanze personali mediante uno sguardo di fede, a pregare senza stancarsi, a riconoscere nei poveri e nei sofferenti il volto stesso di Cristo. Come Mosè nella lettura dell’ Esodo che abbiamo ascoltato, padre Pio fu un grande intercessore presso Dio a vantaggio degli altri. Davanti al Signore che riconosceva che il suo popolo era di dura cervice, Mosè si interponeva supplicando il Signore. Padre Pio fu apostolo del confessionale e verso le persone che ricorrevano a lui esclamava: “Vieni, vieni. Il Signore ti aspetta. Non c’è motivo così grave che ti escluda dalla sua misericordia”. Così padre Pio si dimostrò uno strumento di Dio per raggiungere i peccatori e portarli a gustare il perdono e la compassione di Dio. Nel brando del Vangelo, Giovanni lascia emergere le ostilità che i Giudei hanno sviluppato nei confronti di Gesù. Non hanno creduto alle opere che egli ha compiuto, segno dell’amore di Dio Padre nei confronti di Gesù, suo figlio. Non hanno voluto riconoscerlo come l’inviato del Padre. Anche padre Pio ha condiviso la Passione del Signore a causa dei singolari doni che gli furono concessi e le sofferenze interiori e mistiche che li accompagnavano. A causa di ciò, san Pio ha subìto tanta ostilità, ha ricevuto tante dolorose prove, ha sperimentato tante incomprensioni, anche da parte di uomini di Chiesa. Tuttavia Padre Pio ha combattuto il male per tutta la vita, come il Signore: con l’umiltà, con l’obbedienza, crogiuolo di purificazione, con la croce, offrendo il dolore per amore, nella consapevolezza che “il Calvario è il monte dei Santi ”. Padre Pio ci ha insegnato che la vita profuma quando è offerta in dono, mentre diventa insipida quando è tenuta per sé, giocando sempre sulle difensive. Tra le grandi imprese che padre Pio ha iniziato, oltre ai gruppi di preghiera, diffusi attualmente nel mondo, c’è l’opera da lui fondata a servizio degli ammalati, la casa “Sollievo della Sofferenza”. San Pio la chiamò “tempio di preghiera e di scienza”, dove tutti sono chiamati a essere “riserve di amore” per gli altri. Ci ha insegnato a riconoscere Gesù negli ammalati e ci ha additato nella cura amorevole di chi si china sulle ferite del prossimo la via per incontrare Gesù. Seguiamo anche noi questa strada per incontrare il Signore che si dona a noi attraverso i suoi amici prediletti: i poveri e gli ammalati, centro delle attenzioni di Dio.