Domenica 5 maggio è iniziato il mese di Ramadan. Tempo di digiuno, che si concluderà il 6 giugno, prescritto per i fedeli di religione islamica. In occasione di questa ricorrenza, il “Tavolo Interfedi” di Como – realtà che accoglie fedeli delle religioni cristiana cattolica, cristiana riformata, cristiana ortodossa, islamica, buddista, ba’hai e che si ritrova a cadenza mensile per incontri di confronto e conoscenza reciproca – ha diffuso un messaggio di saluto e augurio rivolto ai musulmani.

La componente musulmana del “Tavolo Interfedi” con la consulenza del dott. Hamid Zariate, così spiega il senso di questo tempo di digiuno. «Il RAMADAN (nono mese del calendario lunare islamico) – si legge in un comunicato diffuso in queste ore dal “Tavolo Interfedi” – è il quarto pilastro dell’islam, e consiste nel DIGIUNO  che nel Siam (o Sawm in arabo) assume il significato di ASTENSIONE. Nel caso più specifico che qui si tratta, quello religioso, viene considerato come astensione –  durante tutto il mese, dall’alba al tramonto –  dal cibo, dal bere e dai rapporti sessuali  e non solo, ma anche da tutto ciò che Iddio ha reso illecito, sia col cuore che col pensiero, al fine di raggiungere la Taqua: “fare ciò che Iddio ha decretato e allontanarsi da ciò che Egli ha proibito” in quanto ogni peccato diminuisce il valore del digiuno, trasformando una nobile adorazione in una dieta forzata. Al fine di avvicinare il credente al Signore, vi sono altri periodi durante tutto l’anno in cui è consentito il digiuno e altri in cui è preferibile. L’obbligo inizia, per maschi e femmine, con la pubertà, quindi i bambini ne sono esentati, così come le donne durante le mestruazioni, la gravidanza, l’allattamento e il puerperio. Altre persone per cui non vige l’obbligo sono gli anziani che non sono in grado di sopportare il digiuno, e tutte le persone affette da malattie croniche o patologie. Queste persone sono tenute a rivolgersi al proprio medico di fiducia che possa dare dei consigli a favore o meno del digiuno in base alla malattia e alle terapie evitando di prendere autonomamente   decisioni che necessitano di una conoscenza sia medica che religiosa, in quanto il digiunare in alcuni casi può peggiorare lo stato di salute, in altri non dare problemi e addirittura in altri ancora far migliorare il paziente. Il musulmano ha il dovere di curarsi e di non abbandonare se stesso al male, sia nel caso in cui possa insorgere o, se già presente,  perché non peggiori».

Sottolinea la nota del “Tavolo Interfedi”: «Scelta di autocontrollo, precetto dottrinale, metodo di ascesi, richiamo alla sobrietà, via di elevazione al trascendente:  nel corso dei secoli le grandi religioni del mondo hanno dedicato particolare attenzione al rapporto dell’uomo con il suo corpo, in particolare alla pratica del digiuno». L’astensione dal cibo è una pratica condivisa da tutte le religioni: nel cristianesimo, nell’ebraismo, nel buddismo, nell’induismo, nell’islam. «Tutte le religioni  indicano il digiuno come forma di disciplina e di purificazione della persona.  Inoltre, un pensiero fondamentale di tutte le culture e di tutte le religioni del mondo è che “l’uomo non vive solo di pane” ma c’è in lui qualcosa che trascende il mondo materiale. Il digiuno, cioè l’astensione dall’alimentare le forze del corpo, porta l’uomo alla conoscenza di una forza superiore, prima di tutto dentro sé stesso».

I luoghi pubblici di preghiera per il Ramadan a Como e a Cantù sono: il Parco Negretti – in via Negretti  – a Como; l’Associazione Assalam – sede di via Milano – a Cantù.