Anche quest’anno la città di Como si appresta a vivere l’ormai tradizionale appuntamento con la “Notte dei senza dimora”, occasione più unica che rara che si offre alla cittadinanza per entrare in contatto con una realtà tra le più delicate e dolorose della società contemporanea, ma anche per ri-scoprire una serie di positività latenti di cui ciascuno rimane in ogni caso portatore, che abbia o meno un tetto a coprirgli il capo.
Come da collaudato e consolidato copione, la manifestazione cadrà in corrispondenza con la Giornata mondiale del rifiuto della miseria, celebrata per la prima volta su scala planetaria il 17 ottobre 1987.
“In linea con le nostre ultime esperienze”, spiega la volontaria della Mensa guanelliana e dell’associazione “Incroci” Susanna Zanfrini, «l’organizzazione dell’evento non si discosterà quest’anno dalle forme già sperimentate con successo da qualche anno, e la Rete degli enti e dei servizi per la grave marginalità (che include come è noto un elevato numero di soggetti sia pubblici che privati, dalle ACLI alla Croce Rossa e dall’Ozanam alle varie associazioni di volontariato tra cui “Legami” e appunto “Incroci”, ndr) sosterrà ancora una volta l’iniziativa attraverso due giornate programmate per venerdì 18 ottobre, con il concerto di beneficenza allo Spazio Gloria che vedrà impegnate la “S-Concerto band”, “Succo Marcio” e “Vino Raro”, e per sabato 26 ottobre, quando al Broletto si terrà prima la “Human Library” (dalle ore 10) e successivamente il pranzo comunitario“Mangia e Tas Mia”, allestito grazie alla cucina mobile di Croce Rossa Como».
«Speriamo di ripetere – continua la volontaria – il discreto successo riscosso con i pranzi e gli aperitivi delle precedenti edizioni, ma il punto più importante rimane quello di facilitare il dialogo e la reciproca conoscenza tra le persone, che è poi il compito che si è assunta la Rete dei servizi promuovendo il progetto “S-coinvolgimenti sociali” capofila di questo genere di iniziative».
Quest’ultimo punto spiega del resto anche le ragioni della scelta, compiuta qualche anno fa, di rinunciare a quella che si proponeva come la caratteristica essenziale della “Notte dei senza dimora”, vale a dire l’invito rivolto alla cittadinanza di dormire per una volta all’addiaccio in compagnia dei senza dimora habituè della circostanza, sostituendovi la ricerca di punti di contatto e di confronto in grado di «dare qualcosa di più positivo: è vero che i senza dimora hanno tante difficoltà, ma è ancor più vero che dispongono di risorse e spesso di talenti che andrebbero valorizzati per essere investiti nel circolo della quotidianità spicciola e comune, abbandonando una volta per tutte il concetto che la persona senza dimora rappresenti una pura negatività. Occorre allora scoprire il positivo che c’è dentro e che c’è dietro ogni persona, attivando una forma di scambio in linea di principio imprevedibile, non essendo possibile stabilire a priori dove in realtà questa possa portare».