Vinicio è stato uno dei protagonisti della Human Library organizzata il 26 ottobre scorso in occasione della Notte dei Senza Dimora. I giovani del gruppo “Legami” hanno raccolto la sua testimonianza che rilanciamo a conclusione di questa III° Giornata mondiale dei poveri. 

E’ la domenica mattina di una bella giornata di settembre, mia moglie Angela ed io decidiamo di passare la giornata al lago. Partiamo verso Como, lasciamo le nostre macchine nel box: con una giornata così ci vuole la moto! Como è la città ideale per le nostre gitarelle non impegnative, passeggiamo un po’ in centro e un po’ sul lungolago, andiamo a mangiare nel nostro ristorantino preferito al Baradello. Questa mattina non fa neppure tanto caldo, si può tranquillamente camminare. Quando ad un tratto, vedendo un uomo che chiede l’elemosina, esclamo: “Basta non se ne può più con ‘sti barboni, non è possibile! Sono dappertutto, sono sporchi, puzzano e poi rompono, vai via barbone vai a lavorare come faccio io invece di rompere le scatole alla gente”. Angela mi guarda seccata e mi dice: “Però che iena che sei”. 

Accidenti non sto bene, mi gira la testa: “Angela scusa mi devo sedere ma non preoccuparti, sarà il caldo, fammi un favore: Puoi andare al bar a prendermi un bicchiere d’acqua? Ti aspetto su questa panchina all’ombra”. 

Mi sono addormentato, chissà quanto ho dormito, mi sento strano. C’è un barbone seduto al mio fianco, però mi somiglia un po’.. anzi molto! Sembro io tra 10 / 15 anni e più grasso, molto più grasso, almeno 20 / 30 kg in più! Meno male, ora se ne è andato, anzi è proprio svanito, che strano. Angela non torna con l’acqua. Mi guardo le mani. Cosa hanno le mie mani? Si sono gonfiate?! Sono tutto gonfio, ho la pancia, sono grasso, aiuto! Sono grasso, molto grasso. Angela, Angela, Angela!  AIUTOOOOO! Cosa mi sta succedendo? ANGELAAAAAA!  

Vado al bar a cercare Angela, un ragazzo di colore mi ferma e mi saluta: “ciao zio, come stai?”. Penso “e questo chi lo conosce?” la signora del bar mi saluta: “Ciao Vinicio!”. “Come fa a sapere il mio nome? Io non so chi sia!” 

C’è uno specchio dietro al bancone e mi vedo riflesso. “NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!” 

Sono grasso, sono vecchio, ho il pizzetto e i baffi sono bianchi, ho le rughe… Sono come il barbone che era seduto al mio fianco sulla panchina poco fa. Sono lui! Cerco i soldi per pagare il caffè che ho preso, non ho  soldi “strano non esco mai senza soldi!”. Cerco Angela, ma non c’è più, vado alla moto, ma non c’è: non ho più niente. 

Ho 63 anni, peso quasi 90 kg, non ho più una casa, non ho più un lavoro, sono separato, niente moto e niente auto, niente soldi, niente non ho più niente. Da più di un anno e mezzo sono un barbone, o come dicono oggi un senzatetto, proprio come quelli che cacciavo in malo modo nella mia vita precedente.

Sono cambiato, molto cambiato.

Il Vinicio di prima non c’è più, e io preferisco questo.  Adesso ho capito una cosa, prima di giudicare bisogna conoscere, prima di sentenziare bisogna riflettere e prima di criticare mettersi nei panni della persona che si vuole criticare.

Io sono stato scaraventato dalla vita in questa situazione, ma avrei voluto arrivarci da solo a queste conclusioni. In queste circostanze ho conosciuto dei senzatetto, persone vere, giovani e meno giovani, bianchi e neri, e ho stretto delle amicizie profonde. Uomini e donne si confidano con me e io mi confido con loro. Ho conosciuto volontari, addetti ai lavori che si adoperano per renderci più facile la vita, e poi, poi… i bambini, i bambini delle elementari, o delle medie, dove andiamo a dare testimonianza.

La prima volta che mi è stato chiesto di andare a parlare alle elementari, non volevo andare: immaginavo orde di belve assetate di sangue (il mio) urlanti che non potevano reggere più di dieci minuti senza  puntarmi gli incisivi al collo. Anche qui, quanto mi sbagliavo!

Ho trovato in questi bambini non solo attenzione, ma anche sensibilità e una voglia di capire ad aiutare che non credevo di poter trovare in bambini di 10 / 11 anni.

Ho imparato che le cose peggiori sono i luoghi comuni e i pregiudizi: bisogna sempre pensare con la propria testa non con quella degli altri.

Vinicio

I ragazzi di Legàmi raccontano i loro incontri nella Como di chi vive ai margini