Mercoledì 27 novembre, a Maccio di Villa Guardia (Co), si è celebrato il nono anniversario della creazione del santuario della Santissima Trinità Misericordia. Dopo il triduo di preparazione spirituale, mercoledì 27, alle ore 20.45, il vescovo monsignor Oscar Cantoni ha presieduto la Santa Messa solenne, cui è seguito un tempo di adorazione, concluso con la preghiera della supplica alla Santissima Trinità Misericordia. Qui di seguito il testo integrale dell’omelia del Vescovo Oscar.
«Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto. Il santo popolo di Dio ha sempre un buon fiuto per accorrere là dove si sente attratto dalla grazia divina e per riconoscere i luoghi dove Dio Trinità si rivela particolarmente, nella gratuità del suo amore. Il santuario di Maccio è un luogo santo, un ambiente privilegiato della misericordia divina. Dal trono di gloria che è la Croce discende verso tutti coloro che riconoscono in essa la presenza viva del Cristo, crocifisso e risorto, un effluvio di grazia, che ci apre alla pienezza dei doni del Padre e ci rinforza mediante lo Spirito santificatore. Lo attestano i segni di conversione di tante persone, che in questo luogo si sentono visitate da Dio e sperimentano la ricchezza e l’abbondanza della Misericordia, attributo centrale della Santissima Trinità. ( o per dirla con Papa Francesco il nome di Dio è Misericordia che è più che un attributo). Lo conferma il numero non comune di vocazioni alla vita consacrata e al ministero ordinato, che in questi anni hanno attinto da questo luogo speciale lo slancio generoso per la loro donazione al Signore. Lo manifestano i segni sensibili, quali l’acqua battesimale, scaturita dalla roccia dell’altare che è Cristo, sorgente di vita nuova. Fenomeni questi che la prudenza e la saggezza della Chiesa sta vagliando attentamente in questi mesi, per una interpretazione certa di questa realtà così benefica e apportatrice di grazie. Perciò questa sera il primo atteggiamento che dobbiamo manifestare è un vivo ringraziamento a Dio Trinità, che qui manifesta la sua piena identità, troppe volte ignorata anche dal popolo cristiano. Solo volgendo lo sguardo verso Colui che hanno trafitto possiamo riconoscere, attraverso di esso, il volto misericordioso e compassionevole del Padre, che nello Spirito santo genera in noi sentimenti filiali verso Dio padre e ci aiuta a relazionarci tra noi, nella santa Chiesa, da veri fratelli.
Dall’alto della croce, Gesù grida: “ho sete”. Esprime, questo grido, il profondo desiderio di Gesù di raggiungere gli uomini suoi fratelli per distribuire loro i tesori della sua grazia. È più forte in Gesù l’ardente bramosia di raggiungere con il suo amore gli uomini, che in essi la gratitudine di essere cercati e desiderati dalla grazia! A volte il nostro cuore non sa o non vuole sentirsi accolto, si rifiuta di rispondere agli appelli di Dio, non si commuove per il fatto di essere atteso e chiamato per nome da Colui che ci ama e ci conosce nel profondo. Tutti insieme, come Chiesa di Como, dovremmo sentirci dei privilegiati per la ricchezza d’amore, di compassione e di misericordia che Dio continua a riversare su di noi a partire da questo luogo santo… Come vorrei che il prossimo Sinodo, che il Signore ha fortemente voluto, fosse riconosciuto come una grande opportunità e vissuto da noi, convinti e determinati, e non come un gravoso compito in più da assolvere! Esso è piuttosto una occasione favorevole e particolare per i doni che il Signore stesso ha promesso e che da esso potrebbero scaturire. Vogliamo credere in uno speciale soccorso della Trinità perché il cammino sinodale germini un vero rinnovamento personale ed ecclesiale, fondato non tanto sulle strutture o su progetti umani, ma sul grande desiderio di corrispondere a quello che il Signore vuole e desidera dalla sua Chiesa nell’oggi del nostro tempo. Prima di tutto rimettere Dio stesso al centro della nostra vita quale fondamento per tutte le scelte che poi, a imitazione del Figlio, andremo ad operare nel Suo nome, nella nostra vita quotidiana, a beneficio dei fratelli e quindi della nostra stessa vita. Questo deve essere il cuore e il fine del nostro Sinodo, l’elemento da cui prende le mosse. “Senza di Me non potete fare nulla” ha detto il Nostro Maestro e Signore. E solo la preghiera, in cui Dio Trinità è il centro ci rimette in questa dinamica di dialogo e azione in suo Nome. Come faceva Gesù Stesso, perché non facciamo la nostra volontà, ma la volontà di Colui che ci manda. Chiediamo perdono, quindi, per la debolezza della nostra fede. Essa è sì dono di Dio, ma chiede un nostro personale coinvolgimento, perché la nostra libertà possa concordare e aderire ai disegni di Dio.
Non dimentichiamo poi i giorni vissuti quest’anno mediante la memorabile peregrinatio Mariae, quando l’immagine della Madre di Dio e nostra, da Gallivaggio, santuario della Misericordia, miracolosamente preservato dalla distruzione certa, ha sostato in questo tempio. Tutto è cominciato lì nell’agire della Misericordia nella nostra Chiesa. E Maria si è fatta una di noi, nostra sorella, compagna di viaggio. Senza la corona sul capo, ha pregato con noi e soprattutto per noi il Cristo suo Figlio ed eleva perennemente la sua potente intercessione presso la SS. Trinità. Ella continua ad accompagnarci nel nostro cammino di fede, ci sostiene negli attacchi del nemico e soprattutto si mostra madre della Misericordia. Invochiamo Maria, lei che è al centro, il dono più grande dopo l’Incarnazione del Verbo, fatto a noi dalla santissima Trinità Misericordia Infinita. O Maria, tutta Santa, Immacolata, Vergine, Regina Assunta in Cielo guardaci, ascoltaci ed intercedi per noi! Santissima Trinità, Misericordia Infinita, noi confidiamo e speriamo in Te!
+ OSCAR, Vescovo