Prosegue, a Bari, il forum delle Chiese del Mediterraneo. Oltre sessanta Vescovi, di venti diverse nazionalità, a confronto sul tema della pace. In questi giorni ci sono espressioni che risuonano con frequenza. «Ci siamo incontrati, ci siamo parlati, abbiamo cominciato a conoscerci». Si sta scrivendo, insomma, una pagina di storia per le Chiese e le comunità che insistono sul bacino del Mare Nostrum.

Venerdì, in agenda, le sfide imposte dal cambiamento d’epoca in corso. Quattro i focus proposti nella relazione introduttiva dal professor Adriano Roccucci, ordinario di Storia contemporanea all’Università Roma Tre. Innanzitutto l’affermazione di una comunità sempre più globalizzata, con le guerre e l’instabilità politica anche nei Paesi in pace. Poi il dialogo interreligioso, il tema delle migrazioni e la questione delle diseguaglianze economiche e sociali. Completarsi e confrontarsi, con lo scopo di creare modelli di pensiero condivisi e strumenti di dialogo. Questa la promessa dei Vescovi mediterranei. Le differenze ci sono, nessuno le nega, così come può essere differente la chiave di lettura dei problemi. C’è, però, una volontà unica: fare in modo che il forum di Bari sia la prima parte di un percorso, l’inizio di collaborazioni concrete, a partire, magari, da progetti, anche piccoli, ma veri.

Molto forte la riflessione del cardinale di Lussemburgo, Jean-Claude Hollerich, presidente della commissione delle conferenze episcopali europee. «Il mediterraneo è il confine dell’Europa. Dobbiamo impegnarci per la pace, per il rispetto della libertà religiosa, per la dignità delle persone. Le situazioni che registriamo a Lesbo, o in Libia o lungo la rotta balcanica sono una vergogna per l’Europa. Aiutare le persone – ha sottolineato – significa essere fedeli a Gesù Cristo». Sabato l’ultima plenaria per la stesura del documento finale che sarà consegnato, domenica 23 febbraio, a papa Francesco, atteso con grande entusiasmo.