«Per il momento non stiamo assistendo ad un boom di richieste, il nostro lavoro procede abbastanza tranquillamente, ma non mi faccio illusioni: tra pochi mesi rischiamo di avere la coda alla porta del Centro di Ascolto. E temo sarà peggio del 2009».

Parole di Simone Di Gregorio, referente del Centro di Ascolto Caritas di Como, a cui abbiamo chiesto di aiutarci a leggere la realtà sociale che stiamo vivendo.

Nelle scorse settimane vi abbiamo parlato di quanto viene fatto in città per i più poveri, per i senza dimora, a cui si è cercato di assicurare un pasto e un riparo non solo notturno ma anche diurno con l’apertura 24 ore su 24 dei dormitori. Ma c’è una povertà spesso nascosta, più difficile da intercettare, che rischia di esplodere nei prossimi mesi.

E’ quella delle famiglie e dei singoli già seguiti dal Centro di Ascolto della Caritas, dai servizi sociali dei Comuni del territorio, dai volontari delle parrocchie e da altre associazioni (cattoliche e non).

«Attualmente il Centro di Ascolto di Como è chiuso al pubblico – racconta Di Gregorio – ma abbiamo un numero di telefono a cui è possibile chiamare per chiedere sostegno. A contattarci, in questo momento, sono soprattutto le persone che già seguivamo, ma ci sono anche tanti parroci che vogliono sapere quali sono i servizi e le opportunità messe in campo dalla Caritas e dalle istituzioni. Questo è sicuramente un segno importante di come a livello territoriale ci si stia iniziando muovendo per non far mancare un sostegno a chi ha bisogno. Anche il centralino attivano dal Comune funziona bene ed è nata una bella collaborazione con noi per cercare di dare una risposta sinergica alle richieste di aiuto che ci arrivano».

Le testimonianze raccolte in queste pagine offrono uno spaccato – certamente parziale ma esplicativo – di quando in città ci si sta mobilitando.

«Purtroppo – conferma il direttore della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi – non ci sono dubbi che i bisogni stiano aumentando. Tante famiglie fanno fatica e, io stesso, raccolgo quotidianamente richieste di aiuto. Devo però ammettere, e questa è sicuramente una nota positiva, che ci sono anche tante persone che si stanno facendo avanti perché vogliono aiutare».

Ma questo in futuro potrebbe non bastare.

«È necessario – continua Bernasconi – utilizzare al meglio gli aiuti che sono previsti per l’emergenza, ma al tempo stesso serve iniziare a pensare al futuro, a quando questi aiuti finiranno. Il confronto è aperto e credo sia importante lavorare insieme per offrire risposte comuni».

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Per capire quali potranno essere gli scenari futuri Simone Di Gregorio ci offre uno spaccato delle persone che abitualmente frequentano il Centro di Ascolto di Como.

«Molti dei nostri utenti – conclude – lavorano nei settori che sono stati più colpiti dalla chiusura delle attività: ristorazione, turismo, pulizie. Molti di loro sono lavoratori stagionali o precari per cui mi chiedo: “Cosa sarà di loro tra uno o due mesi?”».

Sono in molti tra le realtà impegnate nel sociale a condividere la preoccupazione per i prossimi mesi quando la crisi sanitaria lascerà il posto a quella economica. Potremmo chiamarla l’onda lunga dell’emergenza Coronavirus.

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