Le conseguenze economiche del Coronavirus iniziano a farsi sentire sempre più forti anche sul nostro territorio mettendo a dura prova singoli e famiglie. Fin dai primi giorni della crisi non sono però mancate le realtà – istituzionali e non – impegnate a dare un aiuto a chi è in difficoltà.

Tra queste anche tante parrocchie impegnate, su tutto il territorio diocesano (dalle Valli Varesine fino alla Valtellina Superiore) per dare una mano a chi vive condizioni di fragilità. Un aiuto fatto di ascolto e sostegno materiale.

Iniziamo a raccontarvi alcune di queste storie di carità silenziosa partendo da due parrocchie di Como.

Le parrocchie che vogliono condividere la propria esperienza possono scriverci all’indirizzo setcomo@tin.it 

Parrocchia di San Giuseppe – Como

Nella parrocchia di san Giuseppe, così come in molte altre, la solidarietà non si ferma, racconta una volontaria della Caritas Parrocchiale. Con l’appoggio fornito dal Banco Alimentare e grazie agli aiuti europei continua la distribuzione di cibo e vestiti per chi ne ha bisogno. Rispettando le distanze di sicurezza e con l’attenzione a tutelare volontari e famiglie, la Caritas Parrocchiale ha allestito la distribuzione nel piazzale dell’oratorio.

“Oltre a distribuire gli alimenti cerchiamo di stare vicini il più possibile dando qualche dritta sulle misure in atto o su come rivolgersi ai servizi ora, anche se spesso su questi aspetti rimandiamo al Centro di Ascolto Diocesano, che ha più strumenti per rispondere. Cerchiamo in ogni caso di prestare ascolto ai problemi e alle diverse situazioni, anche quello è già un aiuto. Tutto quello che facciamo non potremmo farlo senza l’appoggio della nostra parrocchia eccezionale: noi siamo autogestiti dai parrocchiani e i soldi con cui facciamo fronte ai bisogni delle famiglie arrivano tutti grazie ai nostri parrocchiani. Abbiamo ricevuto appoggio in tante forme, montagne di alimenti, soldi…

I soldi solitamente li raccogliamo alla messa della prima domenica di ogni mese, ma a marzo e ad aprile non siamo riusciti. È bastato pubblicare un avviso sul sito parrocchiale che diceva che la solidarietà della parrocchia non si ferma, che stiamo continuando a distribuire cibo alle persone, e i cestoni dove raccogliamo il cibo in fondo alla chiesa sono tornati a riempirsi, qualcuno si è direttamente rivolto ai frati perché la mole di cibo era troppa per lasciarla in chiesa. Noi mettiamo le mani e il cuore, ma da soli non potremmo nulla.

“Siamo preoccupati – dice la volontaria – per l’onda lunga che potrebbe arrivare a fine aprile, a maggio, già le 45 famiglie che stiamo seguendo, ora sono tante, speriamo di riuscire comunque ad aiutarli tutti – sicuramente il cibo non verrà mai a mancare”.

Parrocchia di Camerlata – Como

Il Gruppo di Volontariato Vincenziano di S. Brigida è un piccolo gruppo di 5/10 volontari, a seconda dei periodi. “Come GVV siamo molto attenti all’aspetto della relazione e dell’incontro con il povero” racconta una volontaria.

“Lavoriamo a stretto contatto con la Parrocchia e con il Centro d’Ascolto Diocesano. Attualmente seguiamo 21 famiglie, da anziani rimasti soli a famiglie giovani con bambini piccoli. Persone generalmente in affitto, con spese vive piuttosto importanti. Tutti stanno avendo difficoltà con il lavoro”.

La distribuzione di viveri era fatta una volta al mese, ma al momento è sospesa per contrastare il contagio. “Stiamo distribuendo dei buoni prepagati, che utilizzavamo già d’estate, da spendere nei supermercati della zona. Tra i primi di marzo e la distribuzione di aprile sono arrivate una serie di richieste impellenti da parte di famiglie che non riuscivano a tirare alla fine del mese. Siamo intervenuti con dei pacchi di emergenza, e la prossima distribuzione la faremo sia con dei pacchi viveri, molto ridotti, sia con i buoni prepagati. Nei pacchi abbiamo inserito anche dei disinfettanti, così che anche chi è in carenza di cibo darebbe la priorità a questo possa averli in casa. In questo ultimo mese le richieste di aiuto sono aumentate.

Immagine di archivio

“Oltre ad alcune nuove persone arrivate attraverso il Centro d’Ascolto, sono tornate alcune delle famiglie che abbiamo aiutato in questi anni e che erano riusciti a raggiungere l’indipendenza, ma che in questo momento non ce la fanno più. Speriamo che molti di loro riescano ad ottenere i buoni spesa stanziati dal Comune e delle altre forme di aiuto statali. Noi abbiamo forze limitate, riusciamo a fare qualcosa all’interno di movimenti molto più radicati e ampi. Ci vuole un intervento radicale da parte dello stato, dei servizi sociali per venire incontro a questa situazione. Molte persone che aiutiamo lavorano nella ristorazione, sono lavoratori stagionali turistici che in questo periodo guadagnavano quello con cui poi si sostenevano per il resto dell’anno. A settembre cosa faranno?”