Sondrio oggi ha celebrato solennemente la ricorrenza liturgica del Beato Nicolò Rusca, che fu arciprete della città tra il 1591 e il 1618, nel difficile periodo in cui in Valtellina andava sempre più diffondendosi la riforma protestante. Durante la Messa delle 18, in collegiata, dove lunedì sono tornate ad essere collocate le spoeglie mortali del Beato (leggi qui), l’attuale arciprete e successore del Beato, ha ricordato che quattrocento anni fa, con la diffusione del protestantesimo, «c’erano cristiani che andavano a Messa e altri che non ci andavano, c’era chi voleva bene al Papa e chi lo criticava, chi si confessava e chi, invece, pensava che i sacramenti non servissero». Un contesto in cui Rusca «studiò, cercò di approfondire le sue conoscenze per mettersi all’azione – ha spiegato don Bricola -, facendo cose diverse da quelle che si facevano fino ad allora, quando i preti, una volta che avevano il necessario per vivere, finivano il loro servizio».

Messa solenne per il Beato Nicolò Rusca

Il Beato Nicolò Rusca cambiò il modo di essere prete, «certamente spinto anche dal Concilio di Trento – ha affermato don Bricola -: andava dappertutto per raggiungere la sua gente e si mise a curare le anime per essere fedele a Dio. Così ha dovuto essere un innovatore e, in questo senso, potrebbe darci un esempio all’inizio di questo nuovo anno pastorale». Anche oggi, infatti, secondo il sacerdote, «dobbiamo guardare, leggere e capire la realtà, per comprendere cosa stia accadendo e, quindi, cambiare, per essere sempre fedeli alla nostra missione di battezzati e di annunciatori del Vangelo. Dobbiamo essere creativi e aperti al cambiamento, per non essere slegati dalla realtà». Insomma, per dirlo con parole care al nostro vescovo Oscar Cantoni, “chi non si rigenera degenera”.

 

L’articolo completo su Il Settimanale n. 34 di giovedì 10 settembre.

Messa solenne per il Beato Nicolò Rusca