«La casa della carità non è una stazione centrale, dove le persone vengono, stanno e vanno il più celermente possibile. Non si conoscono, sono di fretta e senza un rapporto. Si creerebbe un clima freddo e senza attenzione gli uni verso gli altri. Non è una struttura in cui assicurare solo cibo o ospitalità, ma un luogo in cui fare esperienza di Chiesa, nell’amore fraterno».
È con questa immagine evocativa – di un luogo che non vuole essere una stazione caotica dove si passa e va, bensì una casa in cui incontrarsi e costruire fraternità – che il vescovo Oscar Cantoni si è rivolto, lo scorso 4 febbraio, agli operatori della Caritas diocesana riuniti a “Casa Nazareth”, in via San Guanella a Como, per la celebrazione della Santa Messa.
Un momento semplice di incontro e preghiera che ha avuto il sapore dell’inaugurazione – seppur nella sobrietà del tempo che stiamo vivendo – perché era la prima volta che il Vescovo celebrava la messa in questo luogo, da lui stesso più volte definito “Casa di carità”.
All’incontro, oltre agli operatori guidati dal direttore della Caritas diocesana Roberto Bernasconi e dall’assistente spirituale don Alberto Fasola, era presente anche il piccolo gruppo di suore Adoratrici rimaste a vivere all’ultimo piano dell’edificio che la congregazione, fondata dal beato Francesco Spinelli, ha affidato alla Diocesi di Como.
Dall’8 gennaio scorso “Casa Nazareth” ospita la mensa unica della città di Como distribuendo una media di 130 pasti a pranzo e 100 a cena, coinvolgendo in questo lavoro preziosissimo le diverse realtà che in città sono impegnate sul fronte del sostegno alimentare.
«Chi entra – ha proseguito il Vescovo – deve avere l’impressione di una reciproca accoglienza, di una vera amicizia. Ci si dona vicendevolmente, senza far pesare da parte di chi dona: tutti riceviamo qualcosa da ciascuno. I volontari devono essere coscienti che sono chiamati a evangelizzare la novità del Vangelo a partire dal loro atteggiamento, dalle modalità con cui si relazionano con le singole persone».
Un luogo aperto alla città e al territorio come dimostrato dalla presenza alla celebrazione di don Gianluigi Bollini, vicario per la città di Como e di padre Francesco Gonella, dei Padri della missione. Con loro anche il vicario per la pastorale don Alberto Pini, il pro-vicario generale don Fausto Sangiani e il vicario episcopale per la vita consacrata, padre Gabriele Ferrari.
«La casa non è una struttura (la Caritas) – ha precisato mons. Cantoni – ma è un luogo abitato da tante persone e istituzioni: volontari, animatori vari, persone dalle parrocchie cittadine. È bello che qui convergano tutte le persone che stanno insieme accettandosi nella loro diversità che qui “si sentano a casa” e insieme imparino le leggi della accoglienza e della ospitalità, incominciando a praticarle. Uno stile rivelativo del modo nuovo di vivere come fratelli, riverbero del Vangelo. Si rivela il Vangelo non nei segni esterni, ma nell’accogliersi vicendevolmente nella carità».
Un polo di carità che si inserisce in una rete cittadina più ampia: i servizi Caritas, l’attività delle parrocchie e degli Istituti religiosi, il lavoro di gruppi e associazioni, la semplice vicinanza tra famiglie.
«Luoghi – ha concluso il Vescovo – che devono annunciare quel clima di famiglia che è immagine della Chiesa».