In questo tempo di pandemia in cui la nostra attenzione è tutta concentrata sulle tabelle giornaliere che ci indicano ricoveri e morti, o sulle limitazioni che le chiusure portano alla presunta libertà delle nostre vite ci stiamo dimenticando dei drammi veri che tante persone vivono quotidianamente, ci sono di esempio i 130 morti dell’ultimo naufragio nel Mediterraneo
Adesso dopo il lungo silenzio che ha condannato queste persone ad una morte certa incomincia il teatrino per scaricare le responsabilità di quanto è accaduto e che poteva con un po’ di buon senso essere evitato.

Credo che la responsabilità sia di tutti noi che in modi diversi, buonisti e rigoristi, stiamo costruendo una società chiusa in se stessa e pronta a nascondere l’evidenza di questo dramma che sta colpendo l’umanità intera e che la sta minando nel suo interno molto più di una pandemia che si può curare con un vaccino.

Accanto ad alcune voci, prima di tutto quella del Papa, che per l’ennesima volta denunciano quanto sta accadendo, è assordante il silenzio di tutti noi, ma soprattutto della comunicazione, che ci induce ad abituarci a questi drammi quasi facessero parte della normalità della vita.

La tabella mostra, nella colonna in blu, gli arrivi di migranti in Europa dal 2014 al 2020 via Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta. Nella colonna in rosso il numero dei morti e dispersi accertati (il loro numero potrebbe essere ben più alto).

Perché questo ennesimo sacrificio di vite umane non sia vano riprendiamoci allora la nostra dignità di uomini e donne liberi, di cristiani coerenti con la fede che diciamo di professare e impegnandoci veramente per far conoscere la verità per costruire, per quel che compete anche a noi, una società più giusta in cui tutte le persone possano accedere a quei beni primari di libertà e di equità che sono un diritto al di là del credo politico o della religione. La carità cristiana fa rima con fraternità e ci porta al dono di sé a favore dei fratelli e delle sorelle per creare la vera comunione che elimina ogni disuguaglianza.

Roberto Bernasconi
direttore della Caritas diocesana di Como