Mons. Franco Festorazzi, vescovo emerito di Ancona-Osimo, è nato a Varenna il 29 novembre 1928 ed è stato ordinato vescovo il 18 maggio 1991 dall’allora vescovo di Como, monsignor Alessandro Maggiolini. Sono passati trent’anni. Per ricordare questa ricorrenza e fare i nostri auguri al vescovo Franco pubblichiamo il saluto di don Lorenzo Calori suo compagno di messa.
Carissimo Vescovo Franco, in questi ultimi anni, i nostri incontri, da principio, si può dire, settimanali, poi molto diradati con lo scoppio della pandemia, terminavano sempre con una ‘Ave Maria’ e poi il tuo invito: “Io benedico te e tu benedici me!”.
Ebbene, adesso voglio benedire con te il Signore per il dono dell’episcopato che ti accompagna ormai da trent’anni e che ti ha portato alla pienezza dell’Ordine sacerdotale che, nel grado presbiterale, insieme abbiamo ricevuto quasi settant’anni fa.
Siamo partiti in tredici il 28 giugno 1952 con l’imposizione delle mani da parte di Mons. Bonomini. Eravamo un bel gruppo, molto vario e anche molto affiatato. In tre (don Cornaggia, don Fortunato ed io) ci eravamo aggregati dopo il liceo; in particolare io sono entrato in Seminario ancora a S.Abbondio il febbraio del 1948; dovevo apprendere i principi della filosofia tomistica come introduzione alla teologia.
Tu, fin dal Seminario minore, sei sempre stato il “prefetto” per scelta dei superiori che probabilmente avevano intuito in te le doti necessarie. Il “prefetto”, in pratica, era l’ultimo e il più vicino dei nostri educatori: più in su il Ministro, poi il Vicerettore, il Rettore e il Vescovo, oltre il Padre spirituale e i vari professori. Dopo tanti anni posso ancora riconoscere di aver incontrato in te un amico vero, che mi ha introdotto con gradualità, prudenza e fermezza nella vita del Seminario, dimostrando fin d’allora le prime doti per un educatore: attenzione alla persona e fedeltà alla legge (dal Vangelo alla Regola del Seminario). A questo proposito giova tener presente che le regole del Seminario, a quei tempi, fondamentalmente erano ancora basate sui principi del Concilio di Trento…, per cui alcune cose erano comprensibili, altre un po’ meno. Tengo in serbo tanti piccoli ricordi; tra tutti, la prima sera in Seminario: nel grande dormitorio, dopo l’ultima preghiera, ecco il “prefetto” ad istruire il “pupo” come comportarsi perché fosse salva la “santa modestia”.
Il passaggio in teologia, nel Seminario maggiore fu per tutti un grande passo in avanti: più orientati alla meta, più libertà, più responsabilità e ancora “il prefetto”: sempre tu, ma più vicino, più amico, quasi fratello maggiore, almeno per me.
Un punto di riferimento sicuro fu per tutti il “Padrino”, così chiamavamo il Padre spirituale Mons. Piccinelli: accogliente, dotato della Sapienza che viene dallo Spirito, innamorato di S.Paolo che citava a memoria in latino, in tutti i suoi interventi, dalla meditazione ai consigli personali. Tra i docenti ricordiamo in modo particolare don Giuseppe Carozzi, un vero educatore oltre che docente di Sacra Scrittura, competente e aggiornato. Nello stesso tempo sapeva aprire l’orizzonte sui grandi avvenimenti di quel mondo in cui avremmo poi giocato tutta la nostra vita. Penso che questo abbia senz’altro folgorato la mente e il cuore del chierico Festorazzi, anche se non poteva immaginare che di lì a pochi anni ne sarebbe stato il successore; morì infatti, don Carozzi, quando tu studiavi ancora al Pontificio Istituto Biblico di Roma.
Prima di disperderci nei vari campi della vasta diocesi, dopo l’Ordinazione sacerdotale, ci eravamo accordati di rivederci tutti insieme, almeno ogni cinque anni. La prima volta ci siamo incontrati a Motta sopra Madesimo e tu già insegnavi Sacra Scrittura in Seminario. Ci parlasti con entusiasmo dei grandi progressi in corso nello studio e nella comprensione delle Sacre Scritture, specialmente nei primi libri in cui stavi specializzandoti.
Nel secondo incontro, che tu organizzasti all’Aprica spirava già l’aria del Concilio che stava per cominciare e divenne poi un “vento” sconvolgente come quello della Pentecoste.
Il “prefetto” divenne poi Vicario generale e infine Vescovo, giusto trent’anni fa.
Celebrando il quarantesimo di sacerdozio ci invitasti ad Ancona, nel tuo Seminario e con te celebrammo l’Eucarestia nella Santa Casa di Loreto.
Anche da Vescovo continuasti a partecipare ai nostri incontri; ricordo due volte a Gallivaggio e il cinquantesimo di sacerdozio alla Madonna del Soccorso.
Carissimo, con don Barindelli siamo ancora in tre; dieci sono già “andati avanti”. Ci incontreremo ancora l’anno prossimo per il settantesimo di sacerdozio?
Siamo ormai vicini alla Pasqua definitiva. Continua a benedirci giorno per giorno. Chiediamo insieme al Signore di accompagnarci negli ultimi passi affinché possiamo cantare insieme la sua misericordia per sempre.
don Lorenzo Calori