Domenica 26 settembre sarà celebrata la Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato dal tema ‘Verso un ‘noi’ sempre più grande’. Papa Francesco, nel suo messaggio di quest’anno, ci invita ad essere una Chiesa più universale. È questo l’augurio e il desiderio che si legge tra le righe. Troviamo scritto: «A tutti gli uomini e le donne del mondo va il mio appello a camminare insieme verso un noi sempre più grande, a ricomporre la famiglia umana, per costruire assieme il nostro futuro di giustizia e di pace, assicurando che nessuno rimanga escluso.

Il futuro delle nostre società è un futuro “a colori”, arricchito dalla diversità e dalle relazioni interculturali. Per questo dobbiamo imparare oggi a vivere insieme, in armonia e pace».

La celebrazione diocesana nella Chiesa di Sant’Agostino a Como

Come fare perché questo sogno diventi realtà? Come preparare il nostro cuore ai fratelli meno fortunati? Come avvicinarsi a chi ha negli occhi la sofferenza della guerra, della fame e della povertà? Come affrontare il tema della migrazione?

Papa Francesco invita tutti a costruire un mondo di pace, più giusto e più inclusivo e, nel suo messaggio ci indica un cammino comune: troviamo la storia del “noi”: un noi destinato ad includere tutta la famiglia umana, tutti i popoli; dobbiamo davvero prendere consapevolezza che tutti abbiamo bisogno degli altri, che nessuno si salva da solo con il proprio egoismo.

Un passaggio riguarda la Chiesa, sempre più cattolica, chiamata ad essere un’unica famiglia, “in uscita”, invitata a curare chi è ferito e a cercare chi è smarrito, pronta ad accogliere tutti, nel pieno rispetto vicendevole. Il Papa ci invita poi a pensare al futuro della nostra società, che ci deve vedere impegnati “per abbattere i muri che ci separano e costruire ponti che favoriscano la cultura dell’incontro, consapevoli dell’intima interconnessione che esiste tra noi».

Nessuno deve sentirsi escluso: gli stranieri, i migranti, gli emarginati, che abitano le periferie esistenziali fanno parte di questo grande “noi”. Altro aspetto importante riguarda la cura della Casa comune: i doni «che il Signore ci ha affidato per conservare e rendere ancora più bella la sua creazione» vanno preservati e tutelati. Infine, il sogno: un invito a sognare insieme, come compagni dello stesso viaggio, come sorelle e fratelli.

Per questa occasione così importante, noi dell’Ufficio Pastorale per i Migranti abbiamo raccolto alcune testimonianze che raccontano esperienze vive di un “noi” vero e concreto. Con immenso piacere le abbiamo condivise con il Settimanale (le trovate sul numero di questa settimana, ndr) sperando siano piccoli semi che possano essere di esempio e portare frutto nelle nostre piccole e grandi comunità.

Agnese Govi
Ufficio Pastorale per i Migranti