Con pazienza e minuzia, lungo quattro anni, Alberto Zanotta, 71 anni della frazione Pezzo di S. Siro sul lago di Como ha concluso la realizzazione del Duomo di Como in miniatura. Muratore preferisce definirsi modestamente, anche se la sua storia lavorativa dice decisamente di più. Dodici anni fa ha iniziato a dedicarsi alle miniature dopo essere andato in pensione. “Non ce la facevo proprio a stare fermo, è più forte di me”.

La passione per le costruzioni ce l’aveva dentro sin da adolescente quando, a 15 anni, iniziò ad andare a lavorare con suo padre partendo dalla valle Intelvi, sua terra natale. E il nonno, coincidenza vuole, lavorò come stuccatore nel Duomo di Como. Alberto ha iniziato quindi a progettare e preparare la prima miniatura realizzando la riproduzione di un paio di rustici montani. Poi il via con il famoso campanile romanico di Ossuccio ai lati della strada Regina, realizzato in 6 mesi. A seguire la vicina chiesa di S. Giacomo a Spurano, in sasso e con il tetto di piode, per passare a S. Maria del Tiglio a Gravedona e alla chiesa di S. Giorgio a Pellio Intelvi superiore. Alcune di queste opere ora sono in bella mostra nelle agenzie immobiliari delle figlie a Menaggio e ad Argegno. Un giorno, passeggiando con la famiglia davanti al Duomo di Como e osservando il rosone nella parte superiore della facciata, Alberto si inventò una sfida: “Se riesco a riprodurre il rosone, lo faccio tutto”.

Tempo un mese e il rosone, nel minuscolo laboratorio all’interno della sua casa affacciata sul lago di Como, era bello che pronto. Da lì in poi, era il 2019, Alberto non si è più fermato. Dedicando giornate intere di lavoro senza sosta, “perché se stacchi anche solo per un giorno poi mentalmente si perde il filo del discorso”, in maniera sempre più incessante, combattendo anche con la stanchezza della vista che in un lavoro di questa portata inevitabilmente arriva. C’è stato qualche momento di scoramento? “Certamente. In particolare durante la costruzione delle guglie che richiedendo un’attenzione ancora maggiore, mi hanno messo in difficoltà”. Ma la volontà di Alberto è stata più forte di tutto e dopo quasi 4 anni il Duomo in scala 1:100 è stato concluso. Quanti sopralluoghi ha fatto a Como per studiare come riprodurlo? “Uno solo”.

L’unico aiuto esterno che ha voluto è stato relativo al progetto, per cui munito di laser e metro, con l’aiuto di una delle figlie si è messo a misurare perimetro e dettagli, poi si è procurato disegni e piantine, ma per il resto ha fatto totalmente tutto da solo, impianto elettrico compreso. Non ha contatti con altri miniaturisti italiani e non ha cercato di affinare la tecnica andando a documentarsi su libri o sul web. Ha solo messo in pratica le nozioni apprese in una vita di lavoro sui cantieri. A partire dall’armatura interna, realizzata esattamente come quella degli edifici reali. Questi i numeri che certificano l’immensa mole di lavoro che ha richiesto ad Alberto: 15 i chilogrammi di gesso di tre specie diverse, 20 i chilogrammi di cemento e sabbia utilizzati per la platea e la struttura interna. A rivestirla 7000 tesserini esagonali. Per la copertura del tetto, sono invece 30mila i tesserini rettangolari della misura di 6×3 millimetri ciascuno. Sempre per la parte esterna, ammontano a 215 le statue collocate oltre a vari putti. Le guglie sono 24, tutte diverse tra di loro e un gugliotto.

Per realizzare la copertura dell’abside è stato utilizzato un foglio di rame poi ossidato per restituire il colore originale. Il peso complessivo dell’opera è di 40 chilogrammi. E ora dove verrà collocato il Duomo? Attualmente si trova nella frazione Scaria di Alta Valle Intelvi, che fa parte del sistema museale della Diocesi di Como, nato con decreto vescovile del 1966 per raccogliere e conservare opere d’arte di proprietà della parrocchia e della valle e fare da polo di richiamo culturale per favorire la conoscenza del patrimonio artistico. Chi ha la possibilità, durante le ferie estive, accorra a vedere l’opera di Alberto. Per descrivere la minuzia di particolari da lui realizzati, sia per l’esterno che per l’interno, non basterebbero pagine e pagine e in ogni caso non renderebbero tanta bellezza.