Alle 8.45 di giovedì 5 gennaio la bara del papa emerito Benedetto XVI è giunta in piazza San Pietro, accolta da un lunghissimo e sentito applauso da parte degli oltre 50mila fedeli che, fin dalle 5.30 del mattino, hanno sfidato la nebbia e un freddo insolitamente pungente per Roma, per partecipare ai funerali del pontefice.

Mentre arrivavano Capi di Stato e delegazioni ufficiali (erano presenti il nostro presidente Sergio Mattarella con la premier Giorgia Meloni e un nutrito numero di ministri e membri del governo, insieme al presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, al cancelliere Olaf Scholz e al premier bavarese Markus Soder; a loro si sono aggiunti anche rappresentanze nazionali e reali da tutto il mondo e rappresentanti di altre confessioni religiose) i fedeli si sono stretti attorno a Benedetto XVI nella preghiera del Rosario. Al termine del Salve Regina papa Francesco è giunto sul sagrato di San Pietro: ha presieduto la Santa Messa e pronunciato l’omelia, mentre il decano del Collegio cardinalizio, il cardinale Giovanni Battista Re, ha celebrato la liturgia eucaristica. I concelebranti erano migliaia: oltre 120 cardinali, fra loro il Vescovo di Como, il cardinale Oscar Cantoni, 400 vescovi, 3700 sacerdoti.

L’omelia di papa Francesco si è snodata dal brano evangelico che narra le ultime parole di Cristo in Croce: «Padre, nelle tue mani affido il mio spirito». Un testo ricco di citazioni dagli scritti del suo predecessore, che per papa Francesco è stato «autentico testimone di Vangelo». Siamo qui «con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza – ha detto ancora il pontefice – per dimostrare, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione» che il papa emerito «ha saputo elargire nel corso degli anni… Benedetto, fedele amico dello Sposo, che la tua gioia sia perfetta nell’udire definitivamente e per sempre la sua voce!».

Negli occhi dei fedeli presenti in piazza e del mondo intero resta un’immagine storica: quella della bara semplice, in legno di rovere chiaro, con appoggiato il libro dei Vangeli aperto e papa Francesco che, al termine della Messa, ha sfidato il dolore alle ginocchia e le difficoltà a camminare per benedire e accarezzare la bara del papa emerito Benedetto XVI, che è stato sepolto nelle Grotte vaticane, nel luogo dove ha riposato san Giovanni Paolo II fino alla traslazione in basilica.

«Nella luce di Cristo risorto dai morti, il 31 dicembre dell’anno del Signore 2022, alle 9,34 del mattino, mentre terminava l’anno ed eravamo pronti a cantare il Te Deum per i molteplici benefici concessi dal Signore, l’amato Pastore emerito della Chiesa, Benedetto XVI, è passato da questo mondo al Padre. Tutta la Chiesa insieme col Santo Padre Francesco in preghiera ha accompagnato il suo transito. Benedetto XVI è stato il 265° Papa. La sua memoria rimane nel cuore della Chiesa e dell’intera umanità». Questo l’incipit del Rogito, il documento racchiuso in un cilindro di metallo sepolto con il papa emerito insieme a medaglie e monete del suo pontificato e ai pallii da arcivescovo di Monaco e quindi di Roma. «Benedetto XVI – si legge ancora nel Rogito che, oltre a certificare la morte del pontefice, ne tratteggia la biografia essenziale –  pose al centro del suo pontificato il tema di Dio e della fede, nella continua ricerca del volto del Signore Gesù Cristo e aiutando tutti a conoscerlo, in particolare mediante la pubblicazione dell’opera Gesù di Nazaret, in tre volumi. Dotato di vaste e profonde conoscenze bibliche e teologiche, ebbe la straordinaria capacità di elaborare sintesi illuminanti sui principali temi dottrinali e spirituali, come pure sulle questioni cruciali della vita della Chiesa e della cultura contemporanea».

Il magistero dottrinale di Benedetto XVI «si riassume nelle tre Encicliche Deus caritas est (25 dicembre 2005), Spe salvi (30 novembre 2007) e Caritas in veritate (29 giugno 2009). Consegnò alla Chiesa quattro Esortazioni apostoliche, numerose Costituzioni apostoliche, Lettere apostoliche, oltre alle Catechesi proposte nelle Udienze generali e alle allocuzioni, comprese quelle pronunciate durante i ventiquattro viaggi apostolici compiuti nel mondo. Di fronte al relativismo e all’ateismo pratico sempre più dilaganti, nel 2010, con il motu proprio Ubicumque et semper, istituì il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, a cui nel gennaio del 2013 trasferì le competenze in materia di catechesi. Lottò con fermezza contro i crimini commessi da rappresentanti del clero contro minori o persone vulnerabili, richiamando continuamente la Chiesa alla conversione, alla preghiera, alla penitenza e alla purificazione. Come teologo di riconosciuta autorevolezza, ha lasciato un ricco patrimonio di studi e ricerche sulle verità fondamentali della fede».

«Torniamo a casa con la consapevolezza di aver vissuto un tempo di gioia e di grazia – ci hanno detto i pellegrini della diocesi di Como incontrati a Roma –. Una gioia che nasce dall’aver potuto abbracciare due papi. Benedetto XVI ora vive in Dio, dopo aver serenamente lasciato questa terra: ci ha lasciato un patrimonio di fede da conoscere, conservare e tramandare, nel Magistero della Chiesa, nella trasparenza del Vangelo». Dalla piazza, al termine delle esequie, si è levata una richiesta: «Santo subito».