«Voglio parlarvi come un padre che ha a cuore i suoi figli, molti dei quali trovo in sofferenza». Questo un passaggio della riflessione che il Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha condiviso la sera di Lunedì Santo con i giovani che, numerosi, hanno partecipato alla Via Crucis per le vie e le piazze di Como, partendo dal Monumento ai Caduti per raggiungere la Basilica del SS. Crocifisso. «Episodi di violenza tra minorenni sono all’ordine del giorno sulle nostre piazze. Quindi il bullismo, il branco, gli alcolici e i super alcolici, la droga, le facili esperienze affettive e sessuali, le famiglie a volte squinternate, le difficoltà della scuola nel trasmettere valori, le strutture parrocchiali spesso vuote, poi i luoghi di detenzione: ambienti tristi e desolati, che lasciano i ragazzi e i giovani senza punti di riferimento, di cui molti di voi notate la mancanza e ne auspicate la creazione. Alcol, droga e sesso, le varie dipendenze, incluso il telefonino a cui restare permanentemente aggrappati, sono spesso gli unici strumenti che molti di voi usano per coprire e riempire solitudini abissali, disagi interiori, paure inconfessate, incomprensioni subite. Come pastore di questa Chiesa, provo la stessa compassione di Gesù nei confronti dei poveri e dei piccoli, unita a una profonda tenerezza»

Una riflessione molto profonda, con passaggi appassionati. «Come pastore del gregge di Cristo – ha detto ancora il cardinale -, oso riprendere ancora un suo invito: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, io vi darò riposo”. Oso ancora affermare che Cristo crocifisso e risorto conosce le povertà e gli aneliti dei giovani di oggi. Egli vuole essere per ciascuno di voi sorgente di vita piena e di speranza. Il Signore confida in voi e vi chiama con amicizia e fiducia a costruire un mondo nuovo, più umano, più solidale e fraterno attraverso vie evangeliche. Non aspetta che diventiate perfetti. Il Signore ci prende, infatti, così come siamo e ci aiuta pazientemente ad evolvere, con la sua grazia, perché diventiamo ciò che ciascuno è chiamato ad essere. Oso a questo punto trattare un tema che mi preoccupa e che insieme mi umilia. So che per molti di voi il legame, la fiducia nella Chiesa è spesso un problema. Riconosciamolo con semplicità. Occorre tuttavia imparare a ricuperare le distanze, abbattere i muri di prevenzione, avvicinarsi alla Chiesa non come a una istituzione rigida, ma come una famiglia. Certo, una famiglia imperfetta, almeno la Chiesa di quaggiù, imperfetta come sono tutte le nostre famiglie, ma luogo in cui circola una linfa vitale, che genera santi, ossia uomini e donne pienamente riusciti, testimoni di una vita buona, di una vita nuova, risorta con Cristo».

«Siamo noi adulti ancora capaci di trasmettere ai ragazzi e ai giovani la fede, con pieno entusiasmo? Siamo noi pastori così poco attrattivi, da non essere in grado di infondere nei giovani la gioia della fede e il desiderio di seguire Gesù, nostro maestro di vita? Come fare per aiutare i giovani ad affrontare la sfida della fraternità, sperimentandola fin da subito, mediante la promozione di attività di servizio? Come aiutare le nostre famiglie ad essere una scuola di fraternità, aperta al mondo?». Queste le domande incalzanti che il Vescovo Oscar si è posto a chiusura della sua riflessione. Da qui la sfida per il futuro: «Mi domando spesso: cosa viene per prima, cosa privilegiare? Credere per amare o amare per credere? Non sono pochi tra voi quelli che incominciando ad amare, a frequentare i poveri, aiutandoli con regolarità, diventando loro amici, cominciando a donare tempo ai più piccoli, a vivere esperienze comunitarie di vita fraterna, sono usciti dai loro ristretti confini personali, per abbracciare i fratelli, per sostenere i più fragili, senza considerarli materiale di scarto, e hanno ricevuto più di quanto essi hanno saputo donare. Hanno scoperto una gioia profondissima che ha cambiato loro la vita e ha rovesciato le loro prospettive. I poveri mi hanno fatto cristiano: è la consolante testimonianza di un giovane che mi ha molto colpito e che continuamente richiamo. Vorrei che anche voi poteste constatare questa bella e dolcissima realtà». Per il testo completo della riflessione clicca qua.