Era il 723 d.C. quando le spoglie di sant’Agostino di Ippona furono traslate dalla Sardegna a Pavia. Fu il re longobardo Liutprando a volere questo trasferimento in quella che, all’epoca, era la capitale di un regno molto vasto. Sono, dunque, trascorsi 1300 anni da questo evento tanto importante. Lunedì 28 agosto, nella ricorrenza liturgica di Sant’Agostino, è stato il vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, a presiedere la Santa Messa delle 18.30, nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia – dove sono conservate le spoglie del santo dottore della Chiesa -: la liturgia, concelebrata da tutti presuli lombardi, ha chiuso le giornate dedicate a Sant’Agostino che hanno visto, come tradizione al termine del pontificale, la reposizione dell’urna del santo.

«Ho accolto con viva gioia e gratitudine dal mio fratello Corrado, vescovo di questa santa Chiesa di Pavia e dal Priore dei Frati Agostiniani di Pavia, padre Antonio Baldoni, l’invito a presiedere questa Eucaristia, ben lieto di onorare il santo vescovo Agostino, comunemente riconosciuto quale maestro dello spirito dagli uomini di ogni tempo». Così ha detto il cardinale Cantoni nell’omelia. «Agostino – ha aggiunto il porporato – è colui che, per la profondità e la ricchezza dei suoi insegnamenti, ha grandemente influito sul cammino della Chiesa, tanto che, come afferma Jean Guitton, “se l’età dei Padri non avesse avuto Agostino, il corso della storia occidentale sarebbe stato completamente diverso”». Agostino, nonostante la distanza temporale e culturale «sa interpellare oggi uomini e donne di tutte le età della vita e di ogni condizione. Egli può suggerire una risposta persuasiva ai grandi interrogativi del nostro tempo, alle domande ineludibili che ritornano costantemente riguardo al senso dell’esistenza, al problema del bene, del male, del dolore, al grande bisogno di felicità.  Egli sa parlare direttamente al cuore di ogni persona, con la sua fede fresca e attuale, mentre si rivela guida illuminata per il cammino della vita cristiana. Agostino ci aiuta a mantenere viva l’inquietudine della ricerca spirituale, l’inquietudine dell’incontro con Dio e l’inquietudine dell’amore. Sebbene l’uomo di oggi sia distratto da tante immagini illusorie di felicità e benessere, che rendono meno facile o evidente la ricerca di Dio, tuttavia non mancano le occasioni per evitare di soffermarsi pigramente sulla superficie delle cose e sulle certezze troppo facili. Scavando al di là della immediatezza, possiamo ritrovare lo spirito religioso, che a tempo debito emerge spontaneamente nel cuore di ogni uomo».

«Lo abbiamo constatato noi adulti, con un certo stupore e meraviglia, nel corso della recente Giornata mondiale della Gioventù a Lisbona, dove i giovani, accorsi numerosi da ogni parte della terra, pur con le loro fragilità e nelle insicurezze sul presente e sul futuro della loro esistenza, hanno saputo accogliere con gioia ed entusiasmo la sfida della ricerca del Dio di Gesù Cristo, utilizzando la felice opportunità che è stata loro offerta da papa Francesco». ha detto ancora il cardinale Cantoni. Per leggere il testo integrale dell’omelia del Vescovo, clicca qui.